«Coltivate in voi questi sentimenti che furono anche in Cristo Gesù». La lettera ai Filippesi non è scritta da Paolo per chiarire specifici problemi, ma per informare sulla piega che stanno prendendo gli avvenimenti che lo riguardano. L’Apostolo è in carcere, a Roma o in altro luogo dove si trovi un “pretorio” (1,13) e una “casa di Cesare” (4,22); ciò nonostante invita a vivere nella gioia «andando d’accordo, praticando la stessa carità con unanimità d’intenti, nutrendo i medesimi sentimenti» (2,3-4). Fa pensare il ‘cuore grande’ (makrotimia) di Paolo che al posto di ripiegarsi sulle sue difficoltà, allarga lo sguardo su “Cristo Gesù”, il quale «annichilì se stesso prendendo natura di servo, diventando simile agli uomini; e apparso in forma umana si umiliò facendosi obbediente fino alla morte e alla morte in croce». Per creare unità di intenti, insomma, non bastano le idee chiare. Ci vogliono, in realtà, gli stessi sentimenti di Cristo Gesù. Mons. Chiarinelli è stato così. Qui a Rieti, così come a Sora, ad Aversa e a Viterbo, ha testimoniato una fede sorgiva e un’amicizia schietta.
La parabola evangelica, per contro, mette in scena chi rifiuta un invito a nozze, e ormai «tutto è pronto». Quando si è troppo presi dai propri interessi o dalle proprie paure o dai propri sentimenti, si finisce per censurare la vita. Si censura la realtà in due modi. O quando si è sempre in credito invece di riconoscere che tutto è donato, a cominciare dalla vita. O quando cancelliamo dal nostro orizzonte i bisogni degli altri. Nel primo caso, è Dio a scomparire dall’orizzonte e, di conseguenza, il futuro viene meno. Nel secondo caso, si dimenticano gli altri, laddove la pandemia ha fatto passare i ‘nuovi’ poveri dal 31 al 45%. Ne sanno qualcosa alla mensa di santa Chiara dove ogni giorno sfornano centinaia di pasti. Mons. Lorenzo non ha mai censurato né l’appello di Dio attraverso la sua Parola, né la richiesta degli altri attraverso la povertà materiale e spirituale che ha intercettato.
Vogliamo ora pregare per quanti sono già in Dio, ma non smettono di volgere il loro sguardo verso di noi. Preghiamo per don Lorenzo e per tutti i vescovi, per i presbiteri e per i diaconi che si sono avvicendati nella chiesa reatina. Lo facciamo ispirandoci ad una omelia di K. Rahner nel giorno di Tutti i Santi: «Signore, dona loro, che amiamo nel tuo amore come non mai, dona loro, che ancora lontano da noi vanno verso la tua luce e ci indicano il cammino del pellegrinaggio tormentato, dona loro, che noi piangiamo e ci sono più vicini che mai, che si intrattengano e lottino con noi sulla terra. Signore, dona loro, dopo la battaglia della vita, la pace eterna e la tua luce perpetua risplenda ad essi come a noi, ora come luce della fede e poi, nell’eternità come luce della vita beata».