Più di qualcuno mi ha ringraziato per il suono delle campane. Addirittura c’è chi ha proposto di continuare a suonarle ben oltre il tempo dell’emergenza. Che cosa hanno queste campane di diverso, visto che qualcuno le riteneva solo un elemento fastidioso e rumoroso? Ad essere sincero, penso che come lo smog è sceso nelle grandi città così anche nei nostri centri di provincia le campane abbiano riacquistato la nitidezza di un tempo. Regalandoci almeno tre soprese.
La prima è di averci ridonato la comunità perché il suono delle campane chiama a raccolta tutti senza distinzione. Senza accorgercene proprio nelle ore in cui si sta solo con i propri cari le campane segnalano un’appartenenza più ampia, di cui tutti siamo responsabili.
La seconda è di averci fatto ritrovare un ritmo comune dove il suono scandisce un momento di tutti, almeno potenzialmente, mentre normalmente sembra di vivere ognuno con un fuso orario differente. Proprio questi giorni di forzato isolamento ci stanno restituendo ad una vita condivisa in cui accade perfino che si mangi insieme e si ritrovi la tavola, più che il tavolino.
La terza, infine, è la riscoperta della voce di Dio e che costituisce per tutti l’appello ad andare oltre, confidando nella speranza che ci sia un senso anche a questo tempo così assurdo. Avevamo smarrito questa prospettiva, accontentandoci di obiettivi di corto respiro.