Una croce ha camminato tra le macerie, in mezzo a strade deserte, ridotte a viottoli irriconoscibili.
Una croce ha costeggiato le Sae, acronimo che sta per “soluzioni abitative di emergenza”, perché il terremoto prima caccia dalle case e poi fa ritornare dentro le ‘casette’ che hanno un perimetro rigoroso: 40 m2 per i singoli, 60 per la coppia, 80 per le famiglie. Le ‘casette’, al tempo del coronavirus, stanno diventando ancora più piccole e insostenibili.
Una croce alla fine è arrivata fino al nuovo campus scolastico che è quasi un presagio di rinascita per tutto l’altopiano amatriciano.
Ma di quale croce parliamo? Ricordate lo scorso anno quando Notre Dame a Parigi fu inghiottita dalle fiamme? In cima alla guglia c’era una croce che precipitò. Ma all’indomani tutti hanno visto un’altra croce, intatta dentro le macerie: l’altare maggiore e la grande croce dorata si sono miracolosamente salvati. Presto alla croce che precipita nel vuoto si sovrappone l’immagine di quella che resiste inamovibile. E’ la croce di Gesù che resta in agonia fino alla fine del mondo. Anche ad Amatrice abbiamo sperimentato che la vita precipita nel vuoto, salvo scoprire che un’altra vita rimane inamovibile ed assume la forma della croce. Una croce che affratella perché questa situazione di dolore avvicina le persone e fa riconoscere chi siamo, a prescindere dal censo, dalla condizione sociale, dall’orientamento politico o religioso. Una croce che connette perché si scopre che c’è una correlazione stretta non solo tra noi umani, ma anche con l’ambiente naturale entro cui siamo immersi, come pesci nell’acqua. Una croce che abbraccia perché abbiamo imparato e siamo diventati più umani quando ci siamo chinati sul dolore altrui. In questi giorni e per lungo tempo avremo il bisogno di curare le ferite di questa tempesta. Allora si vedrà di che pasta siamo fatti.
“Stat crux dum volvitur orbis” (“La croce resta salda mentre il mondo gira”). Sembra che in queste ultime settimane il mondo non giri più. Ma resta la croce, inalterata e intatta. È la croce di Gesù Cristo che da strumento di supplizio infamante si trasforma nell’albero di salvezza per il mondo intero.