Solennità di tutti i Santi

(Ap 7, 2-4.9-14; Sal 24; 1 Gv 3,1-3; Mt 5, 1-12a)
01-11-2020

«Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio». Si prova a definire di volta in volta la generazione in corso. Ad esempio, la “Generazione M“ sta per Millennials, cioè quelli nati a cavallo dell’anno 2000. Poi si è parlato di “Generazione Z” (Zoomers), per l’uso massiccio dei social media e oggi si parla di “Generazione Alfa”. Stando al linguaggio immaginifico dell’Apocalisse, c’è una generazione che attraversa la storia: «una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua». Di chi si tratta? Di quelli che sanno preservare la speranza in un mondo senza più fiducia alcuna; di quelli che sanno stringere i denti senza demordere; di quelli, infine, che sanno nutrire attese a dispetto della crisi. La generazione di questi ‘cercatori’ vive di fede e rischia il presente senza lasciarsi scippare il futuro. E vale anche per noi oggi, immersi nel Covid. Il testo delle Beatitudini che è un autoritratto di Gesù, fa emergere le tre cose che oggi sono indispensabili: la fiducia, l’impegno, la perseveranza.

Anzitutto, le 8/9 beatitudini affermano una sola cosa: Dio è ormai in mezzo a noi, grazie a Gesù di Nazareth. Perciò, la sofferenza e il dolore non sono più materiale da scarto, ma occasioni per affinare la nostra personalità e per andare a ciò che veramente conta. Per affrontare il Covid ci vuole ancora tanta ‘fiducia’ che vuol dire: concentrazione, sacrificio, serietà. E la certezza che solo alla fine ce la faremo. Per ora non è intelligente sognare di mangiare insieme il panettone. Semmai è opportuno sperare nella prossima primavera. E nel frattempo coltivare la fiducia.

Colpisce poi che nel dire “beati” si nasconda non un augurio, ma una constatazione. E’ possibile vivere a dispetto della povertà, del dolore, dell’ingiustizia, della cattiveria. Abbiamo commesso tutti degli errori di valutazione, ma ora non bisogna abbandonarsi alla polemica, alla retorica del disastro, alla goduria della lagnanza. Bisogna tenere gli occhi sull’abisso ed impegnarsi responsabilmente.

Infine, le beatitudini suggeriscono che bisogna dare continuità a quello in cui si crede anche a prescindere dai risultati. Questo significa imparare a diventare misericordiosi, miti, poveri in spirito ed assumere le sembianze di Cristo Gesù, nonostante il contrario. Come solo i poeti capiscono: «L’acqua è insegnata dalla sete. La terra, dagli oceani traversati. La gioia dal dolore. La pace, dai racconti di battaglia. L’amore, da un’impronta di memoria. Gli uccelli, dalle neve».

La fiducia, l’impegno e la continuità sono le tre forme della speranza.