“Ma voi, chi dite che io sia?”. Gesù domanda su Gesù. Come se non si conoscesse abbastanza. In realtà, a Lui preme che nella risposta alla domanda ci si lasci coinvolgere. Da qui impariamo una cosa: la fede più che una risposta è una domanda. E non solo perché Gesù non ama distribuire certezze a buon mercato, ma seminare inquietudine e ricerca. Ma, soprattutto, perché la fede esige che ciascuno si esponga personalmente e decida liberamente di sé in rapporto al Maestro. Si tratta di una relazione vera e coinvolgente. E’ il supremo atto di libertà. Per questo chi vive la fede o la rifiuta senza il crogiuolo della ricerca è inautentico. Ammettiamolo: la nostra fede è stata messa a dura prova dal terremoto. Ma è vero che il terremoto è stata anche l’occasione di tornare ad interrogarsi sulla vita: la sua fragilità, la sua precarietà, la sua bellezza e la sua drammaticità. Di sicuro siamo diventati più poveri, ma anche più autentici. E di strada ce n’è ancora tanta da fare.
“Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”. Pietro è l’unico che ha la faccia tosta di dare una risposta. E quel che dice si capisce subito che non è farina del suo sacco. Proviene da Altro e non è semplicemente l’effetto della sua limitata conoscenza umana. Dal che si ricava che la fede nasce sempre da fuori di noi e non semplicemente da noi stessi. Per questo è imprevedibile e mai scontata. Quando diventa troppo secondo il buon senso e perde la sua forza paradossale c’è da sospettare che sia un prodotto solo umano, troppo umano. Questa fede semplice e sorgiva di Pietro è la roccia su cui dobbiamo poggiarci. Credere a Dio che non ci abbandona. Ed è quanto è accaduto e sta accadendo in questi anni anche ad Accumoli. Stiamo insieme riscoprendo a che serve la Chiesa e cioè a ritrovare la fiducia e la speranza. E lo stiamo facendo non da soli, ma ciascuno insieme ad altri. L’ultima presenza sono i frati che vivono insieme a voi da quasi un anno.
Cero abbiamo bisogno di tante cose. Della casa, di un lavoro, della famiglia, ma anche e soprattutto della fede. Tutto dipende se come Pietro sapremo dire con forza e non senza audacia: “Tu sei”, senza aggiungere altro, per dire che si tratta di un ‘tu’ col quale si entra in rapporto. Pietro al netto delle sue debolezze esprime con quel ‘tu’ la sua relazione con il Maestro, la sua intuizione quasi mistica circa la sua identità. Dice quello che percepisce di lui, al di là del ruolo. Gesù è la vita! E’ questa vita che vogliamo insieme apprendere dalla preghiera e da quel martellante invito di don Stanislao a far sì che coi giardini di preghiera si recuperi l’orizzonte e si ritrovi l’orizzonte della vita. Fortunati allora anche noi se in mezzo alla ricostruzione, sapremo gridare: “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente!”.