Messa per i morti Covid della Casa Santa Lucia

XIII domenica del tempo ordinario (2 Re 4,8-11; Sal 88; Rom 6, 3-4.8-11; Mt 10, 37-42)
27-06-2020

«Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà». Fa un certo effetto il tono perentorio delle parole del Maestro che prende nettamente le distanze dal clan familiare e nel contempo le parole cariche di tenerezza che seguono: «Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». Perde la vita chi la trattiene per sé e si limita a coltivare i suoi interessi familiari (il familismo amorale), ma dimentica l’accoglienza dell’altro, per quanto piccolo e abbandonato esso sia. Per Gesù l’accoglienza è così importante che egli non esita a stabilire delle equivalenze sorprendenti: «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

E così impariamo che la reale fedeltà al Vangelo è l’accoglienza. Accogliere però non è soltanto un fatto materiale, ma esige una qualità interna, simboleggiata dal “bicchiere di acqua fresca”. Che suggerisce una prontezza, una premura, una disponibilità che vanno ben oltre la buona educazione. Quel che conta, alla fine, non è il possesso, ma quanto riusciamo a dare di noi: chi è ansioso di conservarsi la vita si perde, mentre chi la mette a disposizione la ritrova. La scelta, dunque, è fra una vita vuota e una vita piena. Se punti solo sull’avere sempre di più, ti ritroverai vuoto e privato della voglia di vivere. Se al contrario, punti sul dare te stesso, corri qualche rischio, ma senti che la vita si riempie.

Questa parola così esigente l’abbiamo vista materializzarsi nella tragica vicenda del Coronavirus dentro la Casa di riposo di santa Lucia. In mezzo al dramma, alla confusione, alla paura c’è stato chi non ha esitato a prendere “la propria croce” e a correre il rischio della vita, pur di restare accanto a chi stava infettandosi. E chi ha avuto questo coraggio ha finito per ammalarsi essa stessa, come le suore. Sono stati giorni, settimane, mesi di tensione e di preoccupazione, ma questo gesto di restare accanto e di condividere fino in fondo la malattia ha sortito l’effetto di guarire la situazione, non senza la cooperazione di operatori sanitari che hanno fortunatamente preso in mano la struttura dal punto di vista sanitario.

«L’anno prossimo, in questa stagione, tu stringerai un figlio tra le tue braccia». Così promette Eliseo alla donna di Sunem che l’aveva accolto insieme al marito a casa sua. I due anziani non avevano chiesto nulla per sé, ma è la vita accogliente che rigenera se stessa col dono del figlio. L’augurio è che la generosità dell’accoglienza, fino al rischio della vita, generi un futuro pieno di vitalità e di serenità per gli ospiti di casa santa Lucia: quelli di oggi e quelli di domani.