«Curate i malati che si vi si trovano, e dite loro: si è avvicinato a voi il Regno di Dio». È interessante notare che nella mente di Gesù che sta inviando i suoi discepoli – rendendoli da subito partecipi della missione rivolta a tutti i popoli – non si tratta di due gesti distinti: annunciare e guarire, ma collegati (!). È la cura radicale del male ciò che rende persuasi che il Regno è ormai presente. Oggi ci sono alcune situazioni che vanno assolutamente liberate dal male per curare la società. Ne cito appena qualcuna: dipendenza da droga, dipendenza da videogioco, abbandono scolastico, forme di depressione, il pianeta dei NEET (26 % dei giovani è fuori dal lavoro, studio, formazione), il cyberbullismo, le famiglie disastrate, femminicidio e violenza sui minori e, da ultimo ma non per ultimo, il suicidio. La cura richiesta deve rimuovere gli ostacoli materiali, ma ancor prima quelli psicologici e spirituali. Ce ne siamo accorti durante la pandemia, dove prima che economicamente per gli effetti del prolungato lockdown, siamo stati messi a dura prova da paure, incertezze e fragilità che ci hanno resi incerti e disorientati.
E ora? Come discepoli del Maestro dobbiamo curare i malati e così annunciare il Regno. Esattamente come fece sant’Antonio che prima ancora che predicatore dal popolo è stato sempre venerato come taumaturgo. Dimostrando che la cura dei malati è ciò che convince del fatto che il Vangelo è la terapia giusta per guarire l’umanità, sempre a rischio di ammalarsi. Qualcuno potrebbe obiettare: perché concentrarsi sulla patologia della società e non invece sulla fisiologia? In altre parole: non è sbagliato dare spazio al male invece che al bene? Ma anche qui sant’Antonio ci direbbe con realismo che senza far piazza pulita del male e del peccato diventa difficile investire sulla grazia e sulla bellezza della vita. Ciò che conta, allora, è sentirsi inviati anche noi a quest’opera di guarigione, cui è connesso l’annuncio del Regno. Non c’è nessuno, infatti, che sia così bisognoso che non possa dare qualcosa.
Sant’Antonio quest’anno è soltanto col saio per invitarci a tornare all’essenziale della vita: la salute, la famiglia, il lavoro, la fede. Impegniamoci a sostenere queste priorità e allora il Regno, di cui la chiesa è segno e strumento sarà più facilmente percepito in azione. Del resto sant’Antonio era netto nella sua predicazione ed efficace nella comunicazione, non perché avesse particolari qualità da influencer o tecniche raffinate del linguaggio, ma per una sola ragione. Quella che lui stesso sottolinea: «La predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere. Cessino, ve ne prego, le parole, parlino le opere».