«Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di licenziarla in segreto». Ormai sulla soglia del Natale, ci viene incontro Giuseppe e non Maria. Così almeno nella versione di Matteo, a differenza di Luca. Siamo così attratti una volta tanto dalla figura paterna che oggi è evaporata, scomparsa, latitante. Ma chi è veramente il padre? Il padre, anzitutto, è colui che ci riconosce e custodisce i passaggi che aprono verso l’avvenire. Il padre è anche colui che apre la porta di casa, introduce nell’ignoto, in un contesto diverso da quello familiare. È il padre che sospinge in avanti il bambino e in questo ‘squilibrio’ si impara a camminare. Il padre, insomma, è l’uomo verticale, la cui statura è come un baluardo che ci sostiene e fa sentire protetti.
«Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo». Giuseppe è silenzioso, avvolto nei suoi pensieri di uomo giusto, per bene. Il suo silenzio non è tanto segno di turbamento, ma segno di forza, di lavoro interiore, di dominio di sé. La gravidanza di Maria ha messo improvvisamente in scacco la storia che stava pregustando, eppure anche questa circostanza non toglie a Giuseppe la capacità di agire umanamente, cioè non si abbandona al generale disprezzo ma sceglie un’altra soluzione. Non si limita a quella che poteva sembrare una legittima reazione, sa resistere in silenzio. “Il più alto raggiungimento nella fede è rimanere in silenzio e far sì che Dio parli e operi interiormente”, ammonisce Maestro Eckart. E accade così che Giuseppe, il quale non smette di pensare a Maria, finisce per sognarla. Il sogno nel mondo antico era inteso come una ‘piccola profezia’ di Dio e anche nella lettura psicoanalitica è l’ambiente che fa emergere ciò che veramente ci sta a cuore senza più freni inibitori o reazioni condizionate. E così Giuseppe scopre di amare Maria, anche senza possederla. Certi amori possessivi, esclusivi, asfissianti liberano non più vita, ma morte. Li chiamiamo amori malati, ma sono solo immaturi.
«Quando si destò dal sonno». Giuseppe ascolta Dio e non la paura. La paura è principio di ogni fuga; è il contrario della fede, della maternità, del matrimonio. Giuseppe non ascolta la paura e diventa vero padre di Gesù, anche se non ne è il genitore biologico. Generare un figlio è facile, essere padre cioè amarlo, farlo crescere, farlo felice, insegnargli il mestiere di vivere, questa è tutt’altra avventura. Oggi l’immaturità degli adulti è aver perso in molti casi questa forma dell’amore che non genera solo un figlio, ma se ne rende degno. Per questo «un padre è meglio di cento insegnanti» (G. Herbert).