Omelia della XXXII domenica per annum (B)

1 Re 17,10-16; Sal 146; Eb 9, 24-28; Mc 12, 38-44
11-11-2018

«La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia». Elia, il profeta contestato si era diretto a Zarepta ed aveva chiesto un sorso d’acqua e un pezzo di pane ad una povera vedova. Si fosse limitato all’acqua non sarebbe stato un problema, ma chiedere da mangiare a chi era sola ed abbandonata era una scommessa. E, infatti, la vedova dichiara: “Non ho di nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio”, come dire: “Non ce n’è neanche per me e per mio figlio”. Ciò nonostante, il profeta insiste e la sfida: “Non temere”. Non è la prima volta che Dio sfida le certezze umane e sa trarre da una vita di stenti qualcosa di vitale. In realtà, Elia chiede a questa donna non soltanto da mangiare e da bere, ma un atto di fede. E la donna cede e fa come le è stato detto. Anche a noi capita di vivere situazioni umanamente insostenibili, ma Dio ci chiede di non aver paura. Anche da una tragedia come quella di un figlio che muore di domenica mattina mentre va al lavoro. La vedova avvolta nel suo abito nero è il simbolo della condizione infelice e sfortunata che non ha nulla da dare e da dire. E, invece, si rivela come la persona che non solo vive, ma fa vivere l’altro.

Anche il racconto della vedova che mette soltanto ‘due monetine’ dentro il tesoro del tempio, sotto lo sguardo curioso ed ammirato del Maestro, si muove sulla stessa lunghezza d’onda. Non bisogna lasciarsi impressionare dalle apparenze. Da un lato, infatti, ci sono gli scribi: lunghe vesti, primi posti, plateali preghiere, saluti e riverenze. Dall’altro lato: una povera vedova, spogliata proprio dall’ingordigia degli scribi, che pone un gesto di generosità totale, pieno di fede, anonimo. E Gesù commenta: “In verità, io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri”. Perché? Perché la donna ha donato tutto quello che aveva con estrema fiducia nel Signore che vede e provvede; e lo ha fatto senza ostentazione. Al contrario, i ricchi hanno dato del superfluo, per di più facendolo pesare. Donare il superfluo non è amare e neppure avere fede. Si parla spesso di solidarietà, ma purché non modifichi il nostro stato. E così c’è gente che cerca la giustizia anche sinceramente, ma precisando che le riforme non debbono intaccare i diritti acquisiti. E come può accadere qualcosa di nuovo?

La vedova di Elia e quella del Vangelo non hanno nome, ma sono le vere credenti che senza enfasi e senza apparenze, costruiscono un mondo di speranza dove ciò che conta è la forza dell’amore, che nasce dalla fiducia in Dio. A riprova di un fatto: “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori” (F. De Andrè).