XXXI domenica del tempo ordinario

(Dt 6,2-6; Sl 18; Eb 7,23-28; Mc 12,28b-34) Cresime a Ornaro
31-10-2021

«Hai detto bene, Maestro, e secondo verità». Finalmente incappiamo in uno scriba che dà ragione a Gesù e anzi si complimenta per aver risposto bene alla sua domanda: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Anche Gesù contraccambia la gentilezza perché allo scriba dice: «Non sei lontano dal regno di Dio». A riprova del fatto che quando uno da solo esce dal gruppo dei suoi è più libero e più aperto e non si lascia ingabbiare dal branco. Uscire dal gregge significa diventare “e-gregio” che è la conquista più difficile per un adolescente che si sfila volentieri dalla tutela dei padri e finisce spesso per essere soggiogato da un’altra tutela: quella dei pari (!).

Alla domanda dello scriba Gesù risponde citando insieme due brani del Primo Testamento, tratti dal Deuteronomio e dal Levitico: «Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso».  Anzitutto: «Ascolta, Israele!». È la preghiera che ogni ebreo recita tre volte al giorno volgendosi verso Gerusalemme. È la stessa che ogni giorno pregava Gesù. Quella che alcuni recitavano entrando nei forni crematori di Auscwitz. Tutto nasce dall’ascolto che è un modo per ospitare l’Altro, per creare la condizione di base perché l’Altro parli. Senza ascolto non c’è spazio per Dio e senza ascolto si diventa sordi al mondo! Ma poi Gesù aggiunge i due comandamenti: amare Dio e il prossimo. Per ribadire che amare Dio senza il prossimo è pura ipocrisia e – viceversa – amare il prossimo senza amare Dio è idolatria. Mi spiego al volo. È ipocrisia dire di amare Dio se non ci curiamo delle creature che stanno in mezzo a noi. È idolatria peraltro amare il prossimo se dimentichiamo che tutto ciò che cade sotto i nostri occhi è un riflesso di Dio.

Ma quel che è più importante è che amare deve essere “con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza”, come sintetizza lo scriba. Occorre evitare sia lo spiritualismo che il volontarismo. Lo spiritualismo è quando riduciamo l’amore per Dio a qualcosa di svenevole, astratto, legato a qualche attimo di preghiera intima. Mentre l’amore di Dio passa sempre attraverso tutto quello che è il nostro essere umano, cioè spirito, anima e corpo. Dio si ama con il corpo rispettandolo e non abusandone, si ama con l’intelligenza cercando di esercitarsi nella ricerca anche scientifica, si ama con lo spirito sperimentando di essere amati e perciò di amarlo. Il volontarismo invece è pretendere di amare Dio senza amore per sé stessi, per la verità, per l’affezione a chi ci ha creati e chiamati all’esistenza.

L’augurio è che voi ragazzi/e siate come lo scriba: gente che esce “da solo”, che pone domande a Gesù e ne attende la risposta e soprattutto che sperimenti una cosa: “l’opposto dell’amore non è l’odio, ma l’indifferenza” (E. Wiesel).