Terra, solchi di verità e di giustizia

Giornata per la legalità di Libera
21-03-2018

Partiamo da un dato: «solo nel 2016 la Guardia di Finanza ha confiscato 137 terreni e individuato 29.689 terreni nella disponibilità di soggetti appartenenti alla criminalità organizzata; ha inoltre, sequestrato patrimoni per un valore di 150 milioni di euro e 35 milioni di euro di finanziamenti indebitamente percepiti». Fin qui il quinto Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia del 2017. Si tratta della punta dell’iceberg perché il fatturato agromafioso è salito da 16 a 21 miliardi. Se ne ricavano due elementi.

La terra è percepita come la nuova frontiera degli affari che consente facili guadagni, manodopera a basso costo, dentro un quadro normativo debole, dove più facile risulta mimetizzarsi. Per questo si parla ormai di “mafia silente”, cioè quella che non fa rumore, ma si inserisce con disinvoltura dentro l’economia più quotidiana.
Il secondo elemento è che la terra torna ad essere uno spazio di economia reale che produce i suoi effetti economici e chiama a raccolta anche le giovani generazioni, purché non ci si riduca a farne uno spazio antiquato.

La Terra

Nella Laudato si’, espressamente ispirata dal santo da cui ha preso il nome, papa Francesco afferma che una nuova ecologia umana ha bisogno di contemplazione e non solo di tecnologia. Economia ed ecologia, due ambiti discorsivi ormai tecnicizzati, sono riportati alla loro radice antropologica e teologica: la “casa comune” di tutti gli uomini di buona volontà, siano essi credenti o non credenti. Solo a condizione di essere capaci di fermarci a guadare e ascoltare, o, meglio, a contemplare , oltre le nostre sempre più potenti capacità di fare e di agire, possiamo riconoscere le contraddizioni alle quali ci troviamo esposti. Partendo da questo piano sarà possibile cercare di colmare quel divario mentale e politico che ogni giorno tocchiamo con mano, per cercare di orientare ciò che oggi sembra destinato a sfuggire a qualunque controllo e senso. La ragione della paralisi culturale di cui oggi soffriamo, sostiene papa Francesco, è il frutto di quella attitudine tipicamente moderna a non voler impiegare l’intero spettro delle capacità umane nell’organizzare la vita insieme. Se si parte da un’idea di vita neutra e asettica si arriverà a costruire mondo neutro e asettico, iperfunzionale e disumano. Capace, alla fine, di distruggere quella vita che pretende di conoscere e dominare, ma che in realtà dimentica, anzi tende a scartare.
La provocazione di Francesco sulla questione più profonda del nostro tempo è dunque la seguente: l’idea che ha alimentato la crescita degli ultimi secoli – quella secondo cui il semplice perseguimento dell’interesse individuale e la nostra capacità tecnica sono sufficienti per creare ricchezza collettiva – si rivela sempre più inadeguata. Al punto in cui siamo, è necessario un cambio di passo. Abbiamo bisogno di ricomporre su basi nuove la possibilità di espressione dell’io con la cura del contesto circostante; l’organizzazione dei sistemi tecno-economici con le esigenze dell’ecosistema; le nostre certezze scientifiche con lo spazio del mistero. Perché è per questa via che l’essere umano può arrivare a capire che la condizione di libertà che lo caratterizza non cancella, bensì esalta, la sua responsabilità – cioè il suo essere in relazione – rispetto a ciò che lo circonda. È questa la conversione che il Papa chiede. Una conversione che ha bisogno, per potersi realizzare, di un tipo d’uomo diverso da quello oggi dominante.
L’iniziativa delle Comunità Laudato sì’ che nasce dalla collaborazione di Chiesa di Rieti e Slow Food va nella direzione di trovare nella terra solchi di verità e di giustizia ed è un esempio di quella che Stefano Mancuso definisce democrazia vegetale. La rete di Comunità è come una pianta: ciascun organo coopera per mantenersi in vita; le radici mettono in comunicazione le piante, facendo circolare linfa vitale. Impariamo dalla natura un modello di cooperazione dove ciascuno mantiene la propria identità, aggregandosi per affrontare le emergenze del nostro tempo.