Solennità dell’Assunzione di Maria (ordinazione diaconale di Vincenzo e di Maurizio)

(Ap 11, 19a¸12,1-6a.10ab; 1 Cor 15,20-27a; Lc 1, 39-56)
14-08-2022

Ed ecco che, appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, le balzò in seno il bambino”. L’anziana cugina di Maria interpreta l’agitarsi della nuova vita che porta in grembo come un annuncio profetico della gioia messianica da parte di colui che doveva essere consacrato dallo Spirito. Nell’incontro tra le due donne si compie, infatti, l’incontro di Giovanni con Gesù. Entrambi vivono, reagiscono e comunicano nei limiti della loro condizione prenatale. La tenera danza del Battista conferma pure che il corpo non è un semplice involucro, ma è la vita nella sua complessa evoluzione. Oggi, per contro, si va affermando una tendenza in campo tecnologico e scientifico che tende ad annullare la dimensione biologica e l’idea stessa di natura umana, abbandonando la fragilità della condizione attuale per aprirsi a un futuro nel quale un uomo nuovo (meglio, un oltre-uomo) sarà capace di riprogrammare sé stesso, radicalmente, anche a livello cerebrale. È l’era del cyborg dove l’uomo appare ormai come “antiquato” (G. Anders). Dinanzi a tale nuovo contesto, la festa dell’Assunzione al cielo di Maria in anima e corpo, solleva due questioni ed offre una prospettiva alternativa.

La prima è che combattere le malattie e avanzare nella salute sono obiettivi condivisibili, ma da qui a programmare l’uomo perfettamente efficiente, capace di migliorarsi in modo esponenziale; insomma, immaginare una felicità resa possibile dalla tecnica ce ne corre! Anzi, è una fatale illusione quella di sconfiggere la morte, alimentando un miraggio che nasconde forse interessi economici che porteranno, tra l’altro, a nuove divisioni di classi.

La seconda è che la felicità va cercata non “oltre” i limiti dell’umano, ma “dentro” gli stessi: l’uomo è “imperfetto” e mai giungerà alla perfezione. D’altra parte, riprogrammare l’essere umano è impossibile proprio per la sua complessità che ne fa l’essere insieme più consapevole e più fragile. Aveva ragione Chesterton: “Ciò che rende la vita sempre romantica e piena di ardenti possibilità è l’esistenza di queste grandi ed evidenti limitazioni che costringono tutti noi ad affrontare cose che non amiamo o che non ci aspettiamo”.

In conclusione, si tratta di chiedersi se creare il paradiso in terra oppure attenderlo dal cielo. Tu, caro Vincenzo, e tu, caro Maurizio, siete da oggi chiamati a servire la causa dell’uomo in nome del Vangelo che annuncia non il post-umanesimo, ma l’uomo salvato da Dio in Gesù Cristo. In voi scorgiamo due operai volenterosi e intelligenti disposti a mettersi sulla strada di Maria: Ella è “la porta del cielo” e insieme “la terra del cielo” perché grazie a Lei questa terra non più chiusa in sé stessa, ma aperta all’autentico compimento che solo da Dio è legittimo attendersi. Come la fede e l’amore che abbiamo già intravisto in voi. È questa l’alternativa ad una visione, quella tecno-scientifica, troppo poco umana per essere vera.