«Si alzo e andò in fretta» (Lc 1, 39-56). Il cammino unitario dell’Azione Cattolica

Incontro del vescovo con l’Azione Cattolica in occasione dell’apertura dell’anno associativo Rieti, Chiesa di Santa Chiara
23-10-2015

Ritaglio dal celebre racconto della visitazione, che ha avuto una enorme fortuna nell’arte, l’attacco (Lc 1, 39), che è in grado da solo di disegnare il cammino unitario dell’Azione Cattolica.
Merita però una parola il contesto, che è relativo al primo capitolo dell’evangelo di Luca, che ha in grande onore la figura di Maria e le vicende legate alla nascita del Messia. Non meno certo che l’evangelo di Matteo. Ma con una sua caratteristica. Si coglie tra le righe il carattere stratificato di un racconto che, mentre parla di Maria, lascia emergere in sovrimpressione la storia di un popolo e, nell’atto di abbracciare Elisabetta, il contatto decisivo tra la vecchia e la nuova Alleanza, tra il Primo e il Nuovo Testamento. Maria che va verso Elisabetta è la nuova Arca dell’Alleanza, che viene portata a Gerusalemme, da dove era scomparsa nel momento dell’assedio di Nabudonosor (VI sec. a.C.). Si era detto che sarebbe riapparsa al momento dell’apparizione del Messia e così puntualmente accade. La nuova Legge è Gesù! Lui – non più le due tavole contenute nell’Arca che rimandano alle dieci parole – rappresenta ormai la via da seguire.

«Si alzò» (si mise in viaggio) è il verbo della resurrezione e non può essere inteso semplicemente come un gesto fisico che segnala un movimento esteriore. Qui si tratta di cogliere il non detto di questa parola, che evoca la libertà di una donna che esce dalla casa natale per aprirsi all’incontro con Elisabetta. Maria è una giovane ragazza palestinese che va incontro ad una anziana cugina, ricca di vita, di sapienza, di attesa. E proprio grazie a lei capirà che cosa le sta accadendo.
Per l’Azione cattolica è un invito a riappropriarsi del suo specifico. Mettersi in viaggio è ciò che descrive il nostro tempo. On the road (Jack Kerouak) è stata l’icona della beat generation, che ha intercettato la forma di una società non più statica e chiusa in sé stessa, ma aperta e dinamica. «Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati. Dove andiamo? Non lo so, ma dobbiamo andare», ammette il protagonista del viaggio che dura parecchi anni in auto, autostop e autobus. Viaggiare però non è scontato. C’è chi ama viaggiare e chi lo fa ormai solo con il virtual tour!
Nella Evangelii Gaudium papa Francesco sogna una Chiesa «in uscita» (n. 24) e la descrive così: «E’ la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano».
Prendere l’iniziativa (primerear) significa inventarsi qualcosa che dia il senso di una ripresa di proposta. I campi scuola che sono ricominciati quest’estate dopo anni di pausa sono un esempio convincente. Ma occorre continuare a non starsene con le mani in mano; ad osare anche il fallimento con qualche iniziativa che provochi ragazzi, giovani, adulti. È chiaro che questo non accade senza coinvolgimento personale, se si tratta di far quadrare i tempi con il lavoro, lo studio, il tempo libero. Senza avere questa generosità di spendersi però riesce difficile proporre qualche cosa. Solo così si diventa capaci di accompagnare, cioè di farsi compagni per le vie di ogni giorno, condividendo anche i tempi vuoti e quelli morti. E perfino quelli bui. E da ultimo anche fruttificare, perché tutta questa mole di attività crea sicuramente delle occasioni di crescita. E bisogna anche saper festeggiare, cioè rimarcare con il tono della festa e non del rimprovero, né tantomeno della seriosità che allontana la gran parte della gente. Rischio, perdita di tempo, continuità sono gli ingredienti di chiunque voglia far uscire l’Azione cattolica dalla stanchezza e della ripetitività.

«E andò» (e raggiunse). Qui ancora una volta si fa riferimento non banalmente ad un gesto fisico, ma ad una scelta concreta. Maria avrebbe avuto più di una ragione per starsene a casa a decifrare il senso dell’annuncio straordinario. Troppo sconvolgente era stato quell’incontro imprevisto. E invece esce da sé, dai suoi problemi e punta diritta alla prevedibile situazione di bisogno della cugina. Dietro questa scelta si nasconde un’apertura e insieme una dedizione che bisogna sempre trovare, specie nei momenti di difficoltà e di crisi. Invece che rinchiudersi bisogna aprirsi, piuttosto che leccarsi le ferite occorre andare verso quelle degli altri. Non è solo una maniera di reagire, ma anche la strada per non lasciarsi sommergere dal proprio io.
L’Azione cattolica trova sé stessa fuori di sé. Al punto che a differenza di altri movimenti o gruppi ecclesiali anche benemeriti, si identifica totalmente con la vita della chiesa, senza sentire il bisogno di piantare la propria bandiera o di metterci la firma di proprietà. Quando attiva un serie di contatti che la sbilanciano verso gli altri, e non quando discetta su di sé, è veramente sé stessa. Troppa riflessione nuoce alla capacità di agire. Solo nell’azione c’è vera libertà. Come nella celebri stazioni sulla via della libertà del teologo Dietrich Bonhoeffer. In esse, dopo quella sulla disciplina e prima di quella sulla sofferenza e sulla morte, viene quella proprio sull’azione, che viene così descritta: «Fare ed osare non una cosa qualsiasi, ma il giusto/non ondeggiare nelle possibilità, ma afferrare coraggiosamente il reale/non nella fuga dei pensieri, solo nell’azione è la libertà. Lascia il pavido esitare ed entra nella tempesta degli eventi/sostenuto solo dal comandamento di Dio e dalla tua fede/e la libertà accoglierà giubilando il tuo spirito».

«In fretta». Questa notazione sembra anche quì essere derubricata ad un nervosismo o ad una smania di muoversi. Ma è molto di più della semplice velocità. Questa oggi è diventata un incubo. Facciamo tutto più veloce, ma abbiamo sempre meno tempo. La fretta dice l’urgenza, cioè la priorità che prende il sopravvento su tutto il resto. Abbiamo smarrito la differenza tra cose urgenti e cose importanti. Ciò che è importante va fatto in fretta. Senza rimandi, senza dilazioni, senza incertezze. Solo questa agilità evita inerzia e assuefazione. La velocità così intesa deve però equilibrarsi con la lentezza; diversamente degenera nell’attivismo. Festina lente, affrettati lentamente! Trova una pausa per dare profondità e ritmo a quello che vivi. Non lasciarti assuefare al punto da perdere la tua capacita di ascoltare la Parola e di conoscerti attraverso di essa.

L’Azione Cattolica deve mettere insieme queste tre cose: la spiritualità del viaggio, dell’incontro, dell’ascolto. Allora come Maria porterà con sé il Verbo, cioè Gesù. Tornano a risuonare le parole forti di Agostino: «Questo è il veleno occulto del vostro errore: far consistere la grazia di Cristo nel suo esempio e non nel dono della sua persona».