Saluto del vescovo in occasione di Next Rigeneration

09-05-2019

Grazie per essere qui a pensare alla rigenerazione delle terre scosse dal terremoto.

Penso che non poteva esserci miglior modo per farlo che affidandosi a dei giovani che per quanto descritti come “pochi, lenti e irrilevanti”, sono creativi, sintonici e decisivi, come in ogni generazione.

Dopo quasi tre anni dal terremoto serpeggia un po’ di disincantato rispetto alla ricostruzione. Per questo preferisco il termine ri-generazione che è un processo prima che materiale, di carattere interiore. Il paese più devastato è il cuore delle persone. Ci vuole uno sguardo profondo rispetto ad un territorio che è stato colpito al cuore per mettere in movimento intelligenze e volontà e dare all’entroterra della Penisola una prospettiva di riscatto sociale e culturale.

Il filo rosso che può guidare questa rigenerazione non è l’ingenua rassicurazione “ricostruiremo com’era e dov’era”, ma soltanto l’audacia e la creatività di ripensare questi spazi vitali dentro un quadro più connesso, dove tutto si tiene insieme: ambiente naturale e culturale, individui e comunità, paesi e area vasta. Più che l’identico qui si tratta di far germinare l’autentico che è un distillato della caratteristiche di questo territorio.

Di sicuro abbiamo bisogno di idee, ma non bastano teste. Qui per rigenerare ci vogliono gambe agili e mani robuste. Il che significa che soltanto dalla capacità di far insediare in questi territori giovani e giovani famiglie sarà possibile dare continuità a questa area del Paese per evitare di ricostruire scatole vuote senza più vita e soprattutto senza alcuna vitalità.

Auguro a voi di darci delle dritte interessanti e di accompagnare con la vostra presenza operosa questo sforzo titanico di dare un futuro ad un passato impresso prima nell’ambiente naturale che in quello socio-culturale e ora bisognose di essere traghettato da voi oltre.