RiData: un Osservatorio per il bene comune

Testo di presentazione del progetto RiData
08-04-2019

Nel recente Rapporto “Comunitari e Cosmopoliti: le nuove fratture”, Nando Pagnoncelli osserva che siamo dentro “una tensione costante tra un rimpianto e un obbligo. Rimpianto per un passato rassicurante e mitizzato, ma non replicabile, e un futuro che siamo obbligati a percorrere, ma pieno di insidie cui non siamo sicuri di saper rispondere”. Il rimpianto è quello dei mitici anni ’70 quando sembrava che la Città raddoppiasse da un momento all’altro. L’obbligo è presto detto: non farsi irretire dal rimpianto e osservare con maggiore attenzione la realtà per quella che è. Come è possibile? Attraverso un osservatorio che nella forma di un vero e proprio laboratorio raccolga dati e fornisca una piattaforma condivisa. Del resto, se non si incardina l’analisi sui dati si rischia di essere sedotti da luoghi comuni e pregiudizi, accodandosi ad argomenti emotivi che fanno perdere di vista il quadro generale. Il metodo, dunque, è partire dai dati per decidere come e dove intervenire.

A chi intendiamo rivolgerci per realizzare il laboratorio? A tutti, senza distinzione di età e di orientamento politico. Ad oggi si sono resi disponibili Nome officina politica e Next Rieti, che già nel recente passato avevano dato prova di cimentarsi in questa ricerca. Anche ai Sindacati abbiamo chiesto di mettere a disposizione loro dati. Quel che sarà decisivo però saranno tutti coloro che si iscriveranno a questo laboratorio. La mail di riferimento è ridata@chiesadirieti.it.

Il fine di questo progetto è restituire del territorio una istantanea in tre D, attraverso incontri di cittadinanza tra maggio e novembre, dove mettere in evidenza le sfide da raccogliere: economia, salute, cultura, educazione.

Un’ultima domanda: perché proprio la chiesa a proporre un osservatorio per capire come siamo messi? Lo dice in un passaggio la Gaudium et Spes: ”Benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del regno di Cristo, tuttavia, tale progresso, nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l’umana società, è di grande importanza per il regno di Dio” (n. 39). Non c’è estraneità tra la fede e la società, ma distinzione senza alcuna distanza perché di mezzo c’è la stessa realtà umana. I dati servono per descrivere come siamo messi, ma poi ci vuole chi a partire da questi non si rassegna alla situazione, allo statu quo e cerca di abbandonare pigrizia ed ignavia, sostituendovi laboriosità e competenza. Che qui  non mancano, ma vanno messi a sistema. Come diceva il prof. De Rita: “tanti fili d’erba non fanno un prato”. L’Osservatorio vorrebbe provare a farlo.

Grazie anticipatamente a tutti quelli che si impegneranno, dimostrando che l’appartenenza non è solo un’emozione passeggera, ma l’impegno fermo e perseverante a ricercare il bene comune.