Omelia per la ricorrenza della Festa di san Giuseppe da Leonessa

Is 52, 7-10; 1 Cor 4, 9-16; Lc 9, 57-62
04-02-2019

«Mentre andavano per la strada». Basterebbe questa annotazione di luogo per descrivere san Giuseppe che fu sempre ‘per via’, viaggiando a piedi, anzi a piedi scalzi, per mari e per monti. Fino a Costantinopoli dove nel 1587, a poco più di 30 anni, fu inviato come missionario. Ebbe così modo di assistere gli schiavi cristiani e gli appestati. Gli riuscì perfino di convertire un vescovo greco e si spinse fino ad affrontare lo stesso sultano Murad III, per intercedere a favore dei suoi assisti. Ma venne catturato e condannato al tormento del gancio, appeso cioè ad una trave con un uncino ai tendini della mano destra e un altro al piede destro. Sarebbe morto, se miracolosamente non fosse stato sottratto al supplizio. Oggi, peraltro, papa Francesco è ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, primo Pontefice nella Penisola araba, culla dell’Islam per partecipare ad un incontro interreligioso sulla Fratellanza Umana, insieme a 700 leader di varie religioni, con al fianco il grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al Tayyeb.

C’è qualcosa che suggerisce a noi l’audacia di san Giuseppe e il coraggio di papa Francesco? Una fra tutte: l’uomo è per definizione in cammino: lo si capisce dalle parole di Gesù: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Lc 9, 58). Per quanto possa sembrar strano l’uomo non è un animale stanziale. Evolve nel tempo ed è destinato a subire continue metamorfosi. C’è però chi preferisce ristagnare, sedersi, perpetuare lo ‘status quo’. La vita, invece, è movimento, cammino, cambiamento. Ciò vale anche per Leonessa che non può essere solo rimpianta per quello che era un tempo, ma va ripensata alla luce di quello che è il ‘nostro’ tempo. Ciò esige due qualità oggi assai rare: la determinazione e la libertà del nostro Patrono. La determinazione dice della sua ostinata volontà di cambiare le cose: si trattasse di poveri, di carcerati, di ammalati, di briganti. E la libertà dice del suo disinteresse totale che lo portava a non difendere nulla perché nulla possedeva di proprio. La nostra comunità ha bisogno di ritrovare la determinazione senza lasciarsi sopraffare dal disincanto e dallo scoraggiamento. Non è la prima volta e non sarà l’ultima in cui sembra di dover ricominciare, ma la vita è fatta così e non ammette fughe o uscite di sicurezza. E poi il disinteresse cioè la distanza da quello che è solo mio e non invece qualcosa di comune grazie al quale far crescere l’insieme.

S. Giuseppe intercede per Leonessa perché ritrovi il suo carattere asciutto e concreto, per ritrovare quel coraggio e quella creatività che hanno sempre segnato la vita di questa terra di passaggio, dove si va e si viene.