Holyweek

Mercoledì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Ap 7, 2-4.9-14; Sl 24; 1 Gv 3,1-3; Mt 5, 1-12a)
31-10-2018

«Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli». Facciamo conto che stasera Gesù sia seduto in mezzo a noi e ci spieghi che vuol dire diventare santo. Lui non userebbe questa parola che sa di muffa, ma quella di beato. Ora beato è l’equivalente di allegro, contento, felice. Uno è allegro quando qualcosa va bene, è contento quando tutto va bene, è felice quando proprio tutto va benissimo. Beato è quando tutte e tre queste cose stanno insieme.

Poi Gesù precisa chi è beato. E dice per bene nove volte cose che non sono quelle che pensiamo noi. Comincia col dire «beati i poveri in spirito». Badate non chi è povero in canna, ma chi è libero dalle cose, sia che le abbia sia che non le abbia. È beato chi è umile, come la terra che è bassa. E sa che le cose non aggiungono o tolgono niente a quello che siamo. Poi dice «beati quelli che sono nel pianto», per dire che non dobbiamo disperarci mai. Anzi quando vediamo qualcuno che è giù bisogna stargli più accanto. Gesù poi aggiunge: «Beati i miti e quelli che hanno fame e sete di giustizia», cioè non quelli che stanno zitti, ma che dicono quello che pensano e con coraggio sanno pure dire: «Non è giusto!». Ancora il Maestro dice: «Beati i misericordiosi», quelli che non stanno sempre ad attaccare gli altri e a giudicarli. Quindi: «Beati i puri di cuore», cioè quelli che senza avere occhiali speciali sanno evitare inutili litigi e non tengono il muso. Infine aggiunge: «Beati i perseguitati per la giustizia», cioè quando siamo capaci di rimetterci per difendere l’eguaglianza tra gli uomini. In queste nove “beati” sta la mappa per orientarsi nella vita. Se vogliamo diventare beati, cioè santi, non c’è che da seguire queste indicazioni.

Con un’avvertenza che narra una storia. Un giorno, un padre guardava il suo bambino che cercava di spostare un vaso di fiori molto pesante. Il bimbo si sforzava, sbuffava, brontolava, ma non riusciva a muovere il vaso di un millimetro. Allora il padre gli chiese: «Hai usato tutte le tue forze?». «», rispose il bambino. Ma il papà gli disse: «No, perché non mi hai chiesto di aiutarti».

Pregare è usare tutte le nostre forze.