Omelia in occasione dell’Incontro con i sacerdoti, i religiosi e i diaconi

Giovedì della II settimana del Tempo Ordinario (Mc 6,7-13)
18-01-2018

«Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli». È interessante notare che Gesù prima della missione ‘chiami a sé’. Prima del fare c’è l’essere con Lui che deve essere garantito. Il fare altro non è che una conseguenza di questo stare con Lui che fornisce l’energia e le risorse per affrontare la sfida dell’andare. Dimenticare questa premessa è come mettere il carro davanti ai buoi. Noi spesso identifichiamo la fatica di andare con la demotivazione, con la stanchezza, con le troppe cose cui attendere. In realtà, tutto dipende se siamo stati con Lui oppure no. Chi non lo frequenta non ha la forza per muoversi. E questo suggerisce dove traggono spunto le nostre iniziative. Se soltanto da noi, dalla nostra sensibilità, dalla nostra genialità o dall’essere stati insieme a Lui. Una cosa è certa. Le cose che sono nate con noi finiranno con noi. Solo quelle nate con Lui e per Lui ci sopravviveranno.
«Prese a mandarli a due a due». Non li manda mai da soli, ma sempre in coppia. Non è senza significato. Non si fa missione isolatamente, come fosse una questione personale, ma solo come comunità. Due non è semplicemente il doppio di uno, ma è l’insieme da cui nasce la comunione. Èquesta una insistenza del Maestro che non lascia mai all’iniziativa individuale l’annuncio del vangelo, ma lo affida sempre ad un gruppo. Senza la comunione tra di noi diventa difficile l’opera dell’evangelizzazione. Qui non è in gioco l’affinità elettiva, né tantomeno la simpatia psicologica, ma la consapevolezza che ciò che andiamo ad annunciare è la comunione che è il contrario della divisione. A questo punta il vangelo: a ricostruire la comunione tra Dio e gli uomini e – cosa ancora più ardita – la comunione tra noi umani. Non è semplicemente un diritto la comunione, ma un dovere per ciascuno. Che mette al riparo dalla fatale illusione che sia ‘meglio star da soli che male accompagnati’. Suonano pertinenti le parole di San Bernardo da meditare attentamente: «Il demonio teme poco coloro che digiunano, coloro che pregano anche di notte, coloro che sono casti, perché sa bene quanti di questi ne ha portato alla rovina. Ma coloro che sono concordi e che vivono nella casa di Dio, con un cuor solo, uniti a Dio e fra loro nell’amore, questi producono al demonio dolore, timore, rabbia. Questa unità della comunità… tormenta il nemico.. (…). E per questo principalmente il demonio conosce che, coloro che si amano sono nella mano di Dio e non sono toccati dal tormento della morte. (…). Il demonio teme l’amore fra gli uomini. (…). Questa è la città forte e inespugnabile».
«E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone, né sacca, né denaro nella cintura, ma di calzare sandali e di non portare due tuniche». Difficilmente Gesù ordina. In questo caso lo fa perché è decisivo per il genere di missione. Basta il bastone che serve per camminare, difendersi e attaccare. Dice dunque della necessità di avere un punto fermo cui appoggiarsi per affrontare l’incognita dell’invio. Ma non serve altro. Né sacca per riempirsi di cose, né denaro tantomeno. A quante cose facciamo riferimento prima di andare. In realtà basta poco per andare e passare da una pastorale del campanile a una del campanello. Certo si potrà essere rifiutati, ma questo non toglie che si debba essere leggeri e liberi. Una chiesa sedentaria è il contrario della chiesa sognata dal Maestro. E noi come siamo? Siamo in pantofole e ci lamentiamo soltanto. O stiamo pensando di andare leggeri?