Omelia in occasione delle esequie di suor Margherita Pascalizi

Venerdì della II settimana di Pasqua (At 5,27-33; Sal 34; Gv 3, 31-36)
12-04-2018

«Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini». Così Pietro, di fronte alla massima istituzione religiosa, replica con coraggio. È questa la Parola che la liturgia ci offre oggi nel momento in cui diamo l’estremo saluto a Madre Margherita, che oltre ad essere stata prima Abbadessa (1971- 1984) e poi Madre generale (1984- 2001) è stata per tanti di noi una madre. È stata madre e insieme è stata donna e non ha mai contrapposto – come accade oggi – l’una all’altra. Di qui, la sua libertà che si coglie non solo nel suo carattere volitivo, intraprendente, curioso, ma soprattutto nella sua cura per le persone incontrate, una ad una. A cominciare dalle orfane di guerra cui furono aperte le porte del Monastero per far nascere un servizio educativo ed assistenziale. Si trattava di garantire loro il vitto e l’alloggio, ma anche la formazione umana, spirituale e culturale affinché potessero inserirsi agevolmente nel mondo del lavoro. Margherita ha portato così a compimento quella metamorfosi da Monastero ad Istituto che aveva preso le mosse da mons. Rinaldi. La sua libertà di generare vita si approfondirà in altre direzioni: l’apertura della casa di riposo per anziani a Magliano dei Marsi nel 1981 e nel 1995 la missione in Albania a Torovise, dove ugualmente l’impegno delle suore è l’emancipazione della donna e l’educazione dei bambini. È stata obbediente a Dio perché ha colto in queste nuove emergenze un appello che andava raccolto e accompagnato, senza lasciarsi intimidire dalle difficoltà di ordine pratico.

Se dovessimo – a questo punto – definire la segreta energia di questa piccola donna, indomita nella sua volontà di fare il bene e di farlo bene, penso suoni a proposito la parola del Battista, riportata nel brano evangelico odierno. «Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita». Madre Margherita ha creduto ed ha fatto trovare la vita a tante persone. Siamo qui a dirle grazie per averci donato la prova di una fede concreta che si è manifestata in una maternità credibile. Quel che resta insostituibile della madre oggi è la testimonianza che può esistere anche nel nostro tempo una cura che non sia anonima, una cura che ami il particolare più particolare del soggetto, una cura capace di raccogliere la “rugiada” che viene alla luce ogni giorno. Tale è stata la vita di madre Margherita e tale è il suo testamento. Che invita anche noi, a cominciare dalle sue sorelle, a camminare speditamente sulle vie di una evangelizzazione fatta di rapporti autentici, di gesti concreti, di slanci generosi. In questo modo santa Filippa ha trovato ai nostri giorni una sua nitida conferma. E ha fatto comprendere quanto anche oggi abbiamo bisogno “delle mani della madre”, che sono benedette perché attraverso di esse passa la vita di tutti.