Omelia in occasione della Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

(Es 24,3-8; Sal 116; Eb 9, 11-15; Mc 14,12-16.22-26)
03-06-2018

«Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo». Per quanto possa sembrar strano seguire uno sconosciuto è questa l’indicazione che Gesù dà ai suoi discepoli per individuare la sala dove celebrare la “sua” Pasqua. Quel che dà a pensare è che l’incontro decisivo con Cristo avvenga in città e non sul monte o in un luogo deserto. Basterebbe questa annotazione per riscattare l’Eucaristia da quella tendenza a farne un fatto privato e individuale. La Messa ha senso solo se è “Messa sul mondo” e non “fuori dal mondo”. Lo aveva forse intuito quel grande pittore, Salvador Dalì che nel passaggio dal surrealismo al misticismo, realizzò nel 1951 il celebre Crocifisso di san Giovanni della Croce. Lo avete presente? Una tela ad olio di 205 cm di altezza e di 106 cm di larghezza. Colpisce il Crocifisso visto dall’alto. Sotto il Crocifisso c’è una pacifica insenatura con due barche e tre pescatori, intenti nel loro lavoro. Il Crocifisso è il punto di congiunzione tra il cielo e la terra. Perché la Messa trasforma il mondo?
«Prendete, questo è il mio corpo… Questo è il mio sangue». Queste parole che la comunità cristiana ripete da millenni sono la spiegazione di tutto. È a partire da un pezzo di pane e da qualche goccia di vino che il mondo cambia volto e Dio porta a compimento la sua creazione. Abbiamo smarrito lo scandalo di questa metamorfosi concentrandoci sulla presenza reale di Cristo, senza coglierne le ricadute per il mondo. Come il chicco di grano e l’acino d’uva si trasformano in carne e sangue così l’umanità rinvigorita dal Corpo e dal Sangue del Signore è in grado di risvegliare il mondo e di farlo evolvere verso il meglio. Dal meno al più, dall’interno all’esterno, dall’invisibile al visibile. Questa è la logica dell’Eucaristia. Chi vive di quest’amore alla domenica non può che lasciarlo irradiare poi nello scorrere dei giorni feriali. Vivere la Messa non è mai un fatto senza conseguenze. Per questo oggi il diradarsi dell’assemblea eucaristica coincide di fatto con il rarefarsi di quella moltiplicazione delle opportunità che porta la società a dividersi, a sfrangiarsi, a scomparire. Abbiamo bisogno di riscoprire tutti insieme la forza trasformante del Pane e del Vino eucaristici. Ne ha bisogno il mondo se non vuole assopirsi e perdere il senso della sua evoluzione. Per questo la Messa resta la ‘fonte’ e il ‘culmine’ della vita cristiana e non si dà credente che non sia anche praticante. Come non si dà sviluppo senza evoluzione.
«Colui che avrà amato appassionatamente Gesù nascosto nelle potenze che fanno morire la Terra, la Terra, estinguendolo, lo serrerà nelle sue giganti braccia e con lei si risveglierà nel grembo di Dio» (Theilard De Chardin).