Omelia in occasione della ricorrenza liturgica di San Domenico

(Is 52, 7-10; Sal 95; 2 Tm 4,1-8; Mt 5, 13-19)
08-08-2019

«Prorompete insieme con canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme». Così il profeta Geremia chiarisce una della qualità del lieto annuncio che è, appunto, la gioia. Il contrario della gioia sono tutte quelle “passioni tristi” che lasciano intravvedere all’orizzonte soltanto rovine e disastri. San Domenico visse tempi per niente facili, senza mai perdere il buon umore. Anzi, come annota il suo successore Giordano di Sassonia: «Egli accoglieva ogni uomo nel grande seno della carità e, poiché amava tutti, tutti lo amavano. Si era fatto una legge personale di rallegrarsi con le persone felici e di piangere con coloro che piangevano». Oggi a farla da padrona è la paura che crea nemici che mette tutti contro tutti. La paura non risolve nulla e semina insicurezza. Soltanto la gioia, cioè il coraggio di aprirsi agli altri, rende capaci di sciogliere i nodi irrisolti della nostra epoca.

«Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro le favole». Le parole dell’Apostolo sono spietate e insieme realistiche. Anche oggi sorprende come si rifiuti per partito preso la fede e si ceda a ogni superstizione o magia. Non si è credenti, ma si diventa facilmente creduloni. Così c’è chi non crede allo sbarco sulla luna, chi nega i vaccini, chi non crede a Dio. In compenso si crede ad ogni sciocchezza, si va dietro ad ogni fake news. Ci è chiesto lo studio che non sorvola sulla complessità dei problemi e scava a fondo alla ricerca della verità. San Domenico ha scelto di non inseguire la novità ma di cercare la verità e per questo non si è mai sottratto al rigore dell’investigazione che sottrae alla superstizione.

«Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa». L’immagine usata dal Maestro mette in luce dopo la gioia e lo studio un altro aspetto decisivo dell’evangelizzazione secondo san Domenico: la sua universalità. La fede non è per pochi letti e non va vissuta come fosse una piccola setta. La fede è per tutti, anche se non di tutti. C’è una particolare circostanza in cui la fede si apre a tutti ed è alla domenica la celebrazione eucaristica. A ciò sarà dedicato il prossimo Incontro pastorale (6-8 settembre 2019) per ritrovare insieme alla gioia e alle ragioni del credere anche l’esperienza di una comunità unita nella sua diversità. E confermare che come i martiri di Abitene: «Sine Dominico vivere non possumus».