Omelia in occasione della messa celebrata presso l’Rsa di Santa Rufina

Mercoledì della V settimana di Quaresima (Dn 3,14-20.46-50.91-92.95; Dn 3, 52-56; Gv 8, 31-42)
10-04-2019

«Quale Dio vi potrà mai liberare dalla mia mano?». La minaccia di Nabucodonosor non spaventa i tre giovani ebrei, Sadrac, Mesac e Abdenego. La loro resistenza intende sottrarsi alla colonizzazione economica ed ideologica dell’impero che, tra l’altro, a Gerusalemme, sta per erigere una statua d’oro a Zeus Olimpo. I tre Assidei, a differenza dei Maccabei che sceglieranno la via dell’insurrezione armata, si concentrano sull’affidamento esclusivo in Dio e non sulla forza delle armi. L’ebreo era posto di fronte ad una scelta senza alcuna scappatoia: rinnegare o morire. La testimonianza è inequivocabile: «Sappi che il nostro Dio… può liberarci dalla fornace di fuoco… ma anche se non ci liberasse… noi non serviremo mai i tuoi dei». Non potrebbe esserci una presa di posizione più netta e più pericolosa. Non si tratta però di eroi che vincono la paura e si ergono come fossero dei superman. La loro forza consiste unicamente nella speranza riposta in Dio e nella resurrezione, a cui essi mostrano di credere, rinunciando a questa vita. Siamo ad un passo dalla Pasqua e dobbiamo tornare a quel che la fede cristiana è più propriamente: la risurrezione di Cristo dai morti. Ciò che va ricordato non è che dobbiamo morire. Ma che dobbiamo risorgere! E’ questo che allarga il nostro cuore e ci fa resistenti a qualsiasi oppressione esterna.

Anche il testo di Giovanni mostra che la libertà nasce da dentro e non è condizionata da fuori. Per quanto i suoi oppositori si rivoltino contro il Maestro, Gesù è netto: ”Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli, conoscerete la libertà e la verità vi farà liberi”. Siamo di fronte non ad un’idea o ad una norma, ma ad una persona. Questa è la condizione per restare liberi. Tenere aperto il rapporto con Cristo che è il Figlio che vuole entrare, anzi dimorare in ciascuno di noi. Questa è la condizione per restare liberi, misurarsi con altro rispetto a noi stessi. E non basta sentirsi parte di una tradizione religiosa. Non basta la discendenza se non si sperimenta la figliolanza. Così come oggi non basta la tecnologia che pure ci fa saltare tanti condizionamenti a garantirci di essere liberi. Perché ci accorgiamo di essere, al contrario, spiati e misurati. Stare con Gesù che è vissuto con estrema libertà è l’unico antidoto al conformismo e alla colonizzazione culturale. La libertà è però pericolosa ed espone al rischio di essere frainteso quando non colpevolizzato. In questi giorni della Passione rivivremo la libertà e il prezzo che costa. Per credere alla libertà senza dimenticare che essa è sempre a caro prezzo.