Omelia in occasione della festa della Madonna del Popolo

(Rom 12, 9-16b; Sal da Is 12, 2-6; Lc 1, 39-56)
31-05-2018

«D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata». Questa parola della Madre di Gesù, che Luca ci ha tramandato, è uno dei fondamenti essenziali della devozione cristiana a Maria. La Chiesa non ha inventato nulla di nuovo quando ha cominciato a magnificare Maria; non è precipitata dall’adorazione dell’unico Dio giù nella lode di un essere umano. Essa fa ciò che ha compreso, sin dall’inizio. Quando, infatti, Luca redige il suo vangelo, siamo già alla seconda generazione dei cristiani – a quella dei giudei si è ormai affiancata quella dei pagani – e subito appare chiaro che il grido ingenuo di quell’altra donna che esclama: «Beato il seno che ti ha portato» (Lc 11, 27) non si è spento, ma è diventato patrimonio comune, riflesso fedelmente nei primi due capitoli di Luca, cioè nel cosiddetto “vangelo dell’infanzia”. Dunque, la Chiesa trascura qualcosa di essenziale alla sua missione se non loda Maria. Essa si allontana dalla parola biblica se in lei viene meno la venerazione di Maria. Allora essa non onora neppure Dio in modo adeguato. Dio, infatti, si dà a conoscere certo attraverso la creazione, ma anche attraverso le creature, prima fra tutte Colei che Elisabetta saluta con intuizione profetica, come «benedetta tu tra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo».
Lo stupore dell’anziana cugina, si manifesta nella parole che seguono immediatamente dopo: «A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?». Solo se la Chiesa si sente visitata da Dio ritrova lo slancio e il vigore della missione. Diversamente vive ripiegata su se stessa e si lascia intristire dalle difficoltà di ogni realtà umana che vive l’usura del tempo e la fatica di vivere. Al contrario, Elisabetta si sente rinfrancata dal contatto con la giovane fanciulla di Nazareth che la conduce a Dio. Ciò che rende vecchia la chiesa non è l’età media dei suoi membri e neanche la sua storia bimillenaria, ma soltanto la mancanza della freschezza e della bellezza di Maria. Cioè, in una parola la lontananza da Dio.
Paolo ne è avvertito quando invita i cristiani come segue: «Non siate pigri». La pigrizia (l’a-cedia) è la prova del nostro allontanamento da Dio. E dice indolenza, noncuranza, svogliatezza e noia. È oggi una malattia quasi sociale e si insinua anche nel credente che diventa inacidito di fronte a tutto ciò che è spirituale. Perciò non sa affrontare le avversità e perde la fiducia; non è costante nelle cose e divaga continuamente; non si lascia consolare dalla preghiera e va in cerca di falsi surrogati. Chiediamo a Maria che ci renda lieti e non pigri, facendoci dono della speranza, della stabilità, della perseveranza nella preghiera. Maria, la Madonna del popolo, ci guidi e ci ispiri.