Omelia in occasione della festa della Madonna del Popolo

Visitazione della Vergine Maria (Sof 3, 14-18; da Is 12, 2-6; Lc 1, 39-56)
31-05-2019

«Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia». Sofonia (640-630 a.C.), che pure qualche volta è violento nelle sue minacce, qui si lascia contagiare dalla gioia, a dispetto della realtà. E la ragione è che come dice poc’anzi: «Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente». La gioia nasce in mezzo alle piccole cose di ogni giorno dove si sperimenta la presenza di Dio che invita ciascuno così: «Figlio, per quanto ti è possibile, trattati bene… Non privarti di un giorno felice» (Sir 14,11.14).

La pagina evangelica conferma che dove c’è Dio si sprigiona immediatamente la gioia. Come nel caso di Maria che va a far visita a Elisabetta e fa sì che Giovanni salti di gioia nel grembo di sua madre (Lc 1,41). Diversamente esiste soltanto la noia che si traduce in una tristezza che fa rinchiudere in se stessi. Esiste una controprova linguistica che è la parola ‘entusiasmo’ che tradotto vuol dire ‘in Dio’ e che spiega perché oggi senza Dio aumenta il rischio di depressione e di scoraggiamento. Soprattutto nelle società economicamente più avanzate. Maria, al contrario, è il segno della presenza di Dio e non a caso viene salutata da Elisabetta così: «A che devo che la madre del mio Signore venga a me?». Subito dopo è Maria ad esplode in quel cantico di gioia che rivela la sua forza interiore: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore» (Lc 1, 46-47). Maria ci fa comprendere che cosa sia la gioia e come si distingua dai suoi surrogati.

La gioia è, anzitutto, un fatto spirituale. Non dipende, cioè, dalle condizioni esteriori, anzi spesso sopravvive alla sorte avversa. Anche perché, come nota acutamente Paolo VI: «La società tecnologica ha potuto moltiplicare le occasioni di piacere, ma essa difficilmente riesce a procurare la gioia» (Paolo VI, Gaudete in Domino, AAS 67 (1975), 292).

La gioia, poi ha a che fare con la novità e non con l’eterno ritorno delle solite cose. Solo Dio è novità, il resto è soltanto ripetizione. Il resto è già visto, sempre uguale a se stesso e dunque inutilmente ridondante. La cronaca è sempre uguale a se stessa, per contro il Vangelo è sempre una novità sorprendente.

Infine, la gioia è una porta che si apre dall’esterno e non si chiude dall’interno. Soltanto quando riusciamo ad evadere da noi stessi e a rompere il cerchio magico del nostro autismo affettivo ci è dato di sperimentare questo irripetibile stato d’animo.

Causa nostrae letitiae è detta Maria. Per questo il popolo non cessa di lodarla perché attraverso di Lei ci è dato di assaporare la bellezza e la bontà dell’esistenza.