Omelia della Messa di Pasqua

(Gv 20,1-9)
21-04-2019

«Notre Dame è un luogo di vita animato dai cattolici, non un museo per turisti. Nel discorso in tv del presidente, neanche un cenno, come invece sarebbe stato per ebrei o musulmani». Fin qui l’arcivescovo di Parigi. Vien da chiedersi: perché facciamo così fatica a dire non dico “cattolici”, ma almeno “cristiani”? E pensare che fino a Benedetto Croce valeva il contrario: «Non possiamo non dirci cristiani». È singolare, per contro, come ai nostri giorni ci sia un atteggiamento curioso verso tutto quello che cristiano non è, attribuendovi valore a prescindere. Mentre per ciò che è cristiano vi è una censura e un ritorno a vecchi pregiudizi.

Perché quest’avversione che diventa indifferenza? La risposta è che il cristianesimo va in direzione esattamente contraria a due tendenze di oggi: la frammentazione e il ritorno del “particulare”. Che sono poi il senso della Pasqua.

La frammentazione è l’esito di un mondo che divide: cielo e terra, corpo e spirito, ragione e sentimento, maschio e femmina, soggetto e oggetto. Risultato? Siamo sempre più “schizzati”. La scienza che ormai si distingue appena dalla tecnologia disgrega il vivente concreto, che è unità. Ne segue un io sempre più astratto e isolato che si distacca da tutto e da tutti e si fida solo di se stesso. Così Dio sparisce dall’orizzonte. Non è necessario ormai. Neanche gli altri. E la specie umana si divide tra “specialisti senza spirito” e “gaudenti senza cuore”. I primi sono come certi esperti che «filtrano il moscerino e ingoiano il cammello» (cfr. Mt 23,23-26). I secondi smaniano di divertirsi, senza riuscirvi perché manca loro l’affezione che è ridotta a pura emozione. Senza affezione non c’è gioia, ma solo noia.

Il ritorno del “particulare”, poi, è la perdita di una visione universale proprio nel momento in cui il mondo globalizzato si è fatto piccolo. È strano: proprio oggi che da un satellite possiamo vedere la terra, come la vede Dio, cioè un pianeta sospeso nello spazio, si continua a dire «prima noi». Ma non è ormai un unico mondo immerso nel blu? Non è forse vero che tutto è connesso?

I parigini che pregavano e cantavano fuori Notre Dame sono la prova che il cristianesimo non è un museo da visitare, ma gente viva che si muove nel mondo con una speranza. Come scriveva un cristiano del Novecento: «A partire dalla resurrezione di Cristo può spirare un vento nuovo e purificante per il mondo di oggi. Se due uomini credessero a ciò, e nel loro agire sulla terra si facessero muovere da questa fede, molte cose cambierebbero. Vivere a partire dalla resurrezione: questo significa Pasqua» (D. Bonhoeffer, Tegel, 27 marzo 1944).