Omelia della Domenica delle Palme

(Lc 19, 28-40; Is 50, 4-7: Sl 21; Fil 2, 6-11; Lc 22, 14-23, 56)
14-04-2019

Il passaggio dagli Osanna ai Crocifige è un attimo. Sembra quasi che l’esaltazione e la tragedia si tengano per mano come inseparabili compagne di viaggio. Non è difficile accorgersi anche ai nostri giorni che le emozioni di massa si innalzano e si abbassano. La gente ama il potere e adora chi lo esercita. Lo porta in trionfo in un tripudio di consensi. Anche perché il nostro è il Paese dove si va tutti in soccorso… del vincitore (E. Flaiano). Detesta invece il debole che vede come specchio di quello che essa non vorrebbe mai essere. La vicenda di Gesù da giubilo si trasforma in dramma, ma quel che colpisce non è la volubilità della gente, ma l’incondizionata dedizione del Maestro. Il Quale non si esalta quando viene portato in trionfo, né si dispera quando viene innalzato sulla croce. E il lungo racconto della Passione secondo Luca si chiude con l’affermazione ammirata del centurione romano: «Veramente quest’uomo era giusto».

Sì, Gesù è l’uomo giusto: vive immerso nella tentazione, ma non si incattivisce né diventa rancoroso, al contrario perdona tutti.

La tentazione lo accompagna dall’inizio fino alla fine e consiste nel salvare se stesso o nel consegnarsi alla causa di Dio. Fin sulla croce quest’ultima tentazione lo assalirà, ma Gesù non verrà mai meno alla sua fiducia in Dio e non scenderà dalla croce. La sua resistenza è legata alla sua fiducia incondizionata in Dio.

Quindi, il perdono: nello sguardo colmo di tenerezza verso Pietro che sprofonda nella confusione dopo il triplice tradimento, nella giustificazione dei due ladroni perché «non sanno quello che fanno». Mentre gli umani lo stanno uccidendo, Gesù invoca su di loro il perdono di Dio, si fa strumento di riconciliazione. E allarga l’orizzonte dicendo al malfattore: «In verità, oggi sarai con me nel paradiso». Nell’ora del fallimento e della fine il Figlio allarga l’orizzonte al paradiso.

Lasciamoci conquistare da quest’uomo veramente giusto, che capovolge l’immagine di Dio e il senso della vita. Stamattina una mamma con un whatsapp mi scriveva: «Sono appena tornata da Fiumicino, il mio più piccolo che è stato a Roma per tre giorni riparte per la Francia. Ogni partenza è una fitta. Guardavo quest’alba rosa che parla di Dio e mi chiedevo perché sempre questo struggimento di solitudine che brama la felicità». Così è la vita: a prima vista una passione inutile, un desiderio incompiuto. A meno che non incrociamo lo sguardo del Crocifisso che perdona tutti e dona il paradiso oggi.