Nell’anniversario della morte di don Angel Jiménez Bello

VI domenica di Pasqua (At 10,25-26.34-35.44-48; Sal 98; 1 Gv 4, 7-10; Gv 15, 9-17)
09-05-2021

Dio è amore”. Di Dio sono state date tante definizioni e lo stesso Giovanni ha cercato di balbettare qualcosa, definendoLo come “Spirito” (Gv 4,24), luce (1Gv 1,5). Ma la definizione più celebre e suggestiva è senz’altro “Dio è amore”. A condizione di non equivocare sul cosa sia “amore”, visto che il testo greco usa una parola precisa e cioè agape. L’amore che è Dio infatti non è semplicemente eros. Quello umano lo è perché segnato da un nascosto desiderio di possesso: cerchiamo chi ci somiglia. Per questo è passionale, come l’eros. L’amore umano è pure segnato da una reciprocità vincolante che chiede corrispondenza, in mancanza della quale la filia si interrompe. L’amore che è Dio non è né l’uno né l’altro. O meglio è qualcosa di più. Ama non perché ci assomiglia, anzi è profondamente diverso da noi. Ama non perché trova una perfetta corrispondenza, tant’è che resta fedele a noi anche quando noi non ce ne diamo preoccupazione alcuna. Come ha scritto A. Malraux: “Il genio cristiano è di aver proclamato che la via del mistero più profondo è quello dell’amore”.

Nel testo evangelico, è Gesù stesso ad esprimere un compiuto inno all’amore e un profondo insegnamento sull’arte di amare. Dice Gesù: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi”. Non dice: “Così io ho amato Lui”; ma: “così io ho amato voi”. Ecco la logica dell’amore che viene da Dio. L’amore vissuto e poi chiesto da Gesù ai discepoli non è la reciprocità, non è un moto circolare che si snoda in ‘va e vieni’, tra amato e amante. Come l’amore del Padre per Gesù diviene l’amore con cui Gesù ama i suoi, così l’amore di Gesù per i suoi è chiamato a diffondersi come amore di ciascuno per gli altri. Da qui nasce la gratuità che è il contrario del tornaconto che fonda i normali rapporti interumani, ma non è mai generativo. Solo l’amore come l’agape di Dio cioè gratuito e disinteressato suscita la vita e la diffonde. Anche l’amore di una madre che, pure non è esente da imperfezioni e regressioni, tuttavia, brilla per questo investimento totale su una persona che succhia la vita e il sangue. E così soltanto riesce a perpetuare la vita.

È solo l’amore-agape in grado di rigenerare la società e la chiesa. Un amore che ha forme concrete che noi possiamo toccare. Mi viene in mente, quel che è successo meno di un mese fa in Perù, dove Nadia De Munari è stata uccisa a colpo di martello, di machete. Aveva scelto di vivere fra i bambini poveri delle alte montagne del Perù. Quelli che scendono dalla Sierra andina alla prima città di mare con famiglie che sognano un futuro diverso, finendo nelle baraccopoli. Mi viene in mente, a parti invertite, don Angel qui ad Amatrice dopo il terremoto! È sempre così: l’amore di Dio non si esaurisce in un rapporto esclusivo a due, ma rimanda al prossimo in carne ed ossa. Conosce Dio solo chi fa l’esperienza dell’amore umano. Per questo come canta O. Medina: “Missionario che attraversi terre lontane. Ignoto e dimenticato da tanti, ma non da me. Missionario c’è qui un popolo che per te”