Lectio franciscana, Orientamenti di storia e spiritualità francescana

Intervento del vescovo Domenico al XVII Convegno di Greccio
11-05-2019

Lectio franciscana, Orientamenti di storia e spiritualità francescana

(Greccio, 11 maggio 2019)

Esiste una storia degli studia franciscana che “costituiscono da alcuni decenni un settore tra i più vivaci e fecondi della medievistica italiana e internazionale”, come annotava già nel 2003 il prof. Miccoli, nella sua prefazione al volume del collega Merlo, Nel nome di san Francesco. Storia dei frati Minori e del francescanesimo sino agli inizi del XVI secolo (Padova, 2003, p. XIII). Esiste però anche una geografia degli studia franciscana: si comincia ovviamente dagli atti dei convegni di Assisi, si passa a quelli di Todi, Foligno, e… Greccio.

Tutti gli studia franciscana si arrovellano su uno scritto, forse il più significativo di Francesco, il Testamentum, di cui cercano di delineare i prodromi delle contraddizioni insanabili che avrebbero accompagnato sin dal suo sorgere la crescita e lo sviluppo dell’Ordine. L’attenzione è concentrata sulla “proposta cristiana” di Francesco, sulla “eredità difficile” che egli lasciò, dove “ogni cosa appare di una consequenzialità (sin troppo piana)”, in quell’ostinata volontà di ripercorrere l’esperienza personale e originale del fondatore, nel voler farla propria e riprodurla, nel significato e nel valore inestimabili attribuiti ai logia, ai dicta, agli scripta di Francesco.

Lo scoglio degli studi è cimentarsi con il propositum vitae di Francesco che è fondato sul vangelo, su una intuizione rivelata da Dio stesso, nell’autorevolezza con la quale Francesco “proponeva se stesso come fondamento e criterio di autenticità della presenza minoritica passata, presente e futura”. È Francesco, il suo propositum vitae, da cui la sua fraternitas, la pietra d’inciampo del francescanesimo. E se la morte di Francesco “libera anche la dirigenza e i frati da una presenza forte che si era fatta ingombrante”, la sua morte non libera l’Ordine da quelle insidie e da quei rischi che egli aveva lucidamente individuato. Di qui quella ricorrente questione delle “metamorfosi” da Francesco in poi che non smette di tormentarci e di inquietarci. Il vantaggio di questa situazione è la necessità di continuamente affinare la ricerca storica per risalire all’originaria forma di Francesco.

Auguro agli studi di Greccio che rappresenta nella geografia della vita di Francesco uno snodo certificato per la contemporanea presenza della corte pontificia a Rieti di alimentare la storiografia fino a farne un esemplare banco di prova, rimuovendo se necessario quello che di manipolato, distorto, strumentalizzato si è potuto consolidare nel tempo.