«Isabel è stata una madre»

Intervento del vescovo Domenico in occasione della presentazione del libro "Isabel, il sorriso e i colori dell'anima"
08-05-2019

Isabel è stata una madre. E dire madre vuol dire almeno tre cose che oggi nel giorno della festa della mamma risultano ancora più persuasive.

Dire madre vuol dire, anzitutto, «sottrarre la maternità a ogni sua rappresentazione naturalistica: madre non è il nome della genitrice, ma, al di là della Natura, al di là del sesso e della stirpe, è il nome di quell’Altro che offre le proprie mani alla vita che viene al mondo, che la sostiene con il proprio desiderio» (M. Recalcati, Le mani della madre, 183). Questa è stata Isabel. Non solo la genitrice di Maria, ma colei che ha trasmesso vitalmente il desiderio del vivere, ancorando questa esperienza al perno di una gioia, di un sorriso, di una letizia che non sono state mai ottenebrate neanche dalla lunga sofferenza.

Dire madre, poi, vuol dire «non dimenticare che il bestiario che accompagna immancabilmente la sua figura (la piovra, il coccodrillo, la chioccia, il vampiro) fornisce solo il suo lato in ombra, patologico, abnorme, che non fa giustizia della sua forza positiva che oltrepassa di gran lunga quel bestiario» (ibidem, 184). Isabel non è stata perfetta come ogni essere umano, ma la sua maternità ha evitato queste derive affettive della piovra, del coccodrillo, della chioccia e del vampiro, offrendosi ad un amore maturo che non ha mancato di avere momenti di acuta sofferenza che non sono stati mai fatti pagare agli altri, ma sono sempre stati saldati da una capacità di donazione che ogni volta spiazzava.

Infine, dire madre significa «non dimenticare l’attesa della madre e il suo volto come specchio del mondo» (ibidem, 184). Isabel ha lungamente atteso Maria insieme a Gianni ed ha atteso la sua guarigione come possibilità di accompagnare la figlia oltre la giovinezza. Soprattutto la sua attesa è stata la forma di uno stupore mai sopito rispetto alla bellezza della vita nonostante le sue contraddizioni. Questo slancio si è manifestato nel candore di una donna che ha irradiato intorno a sé un sorriso mai spento.

La madre è ben più che una traccia fisica, di cui il cordone ombelicale è l’espressione tatuato sulla nostra pelle, ma è la manifestazione dell’Altro che è il senso della vita che ci è dato di intuire in uno sguardo, quello che ci accoglie nell’attimo in cui apriamo i nostri occhi alla luce.