II domenica del tempo ordinario 2021 – Professione solenne suor Angela Chiara della Trinità

(1 Sam 3,3b-10.19: Sal 39; 1 Cor 6,13c-15a.17-20; Gv 1, 35-42)
17-01-2021

“Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”. Eli, il vecchio sacerdote, non è solo spazientito che per la terza volta il piccolo Samuele lo svegli nel cuore della notte. E’ piuttosto sorpreso che Dio continui a ‘chiamare’, pure in mezzo al caos. Nel nostro mondo piatto e prevedibile, ora pure in tilt per la pandemia, una ‘chiamata”, detta volgarmente “vocazione”, come quella di sr. Angela, sembra una notizia non solo strana, ma anche inutile. E invece è una ‘buona notizia’ perché vivere “non è funzionare, ma esistere”. E si comincia ad esistere quando si avverte una chiamata, fuori di noi. Come ebbe a sottolineare il teologo Barth che corresse appena l’espressione di Cartesio: “cogito(r), ergo sum” – “sono pensato, dunque, esisto”. Sentirsi chiamati è un risveglio, una rinascita, una rigenerazione. Si vive non quando si funziona, si producono risultati, ma perché si esiste per qualcuno, in una parola, si è! Si è felici, infatti, non perché si ha successo, ma si ha successo perché si è felici.

E la felicità è ben descritta dal brano giovanneo che è un incrocio di sguardi da cima a fondo: si apre con Giovanni che “fissa lo sguardo” (1,36) su Gesù e dice: “Ecco l’Agnello di Dio” e si chiude con Gesù che “fissando lo sguardo” (1,42) su Simon Pietro gli dice: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni, sarai chiamato Cefa – che significa Pietro». Non è uno sguardo qualsiasi, né una chiamata generica. E’ lo sguardo di chi vede in profondità e discerne l’identità della persona. Anche Gesù paradossalmente ha bisogno dello sguardo del Battista. Anche lui ha avuto bisogno di essere visto, conosciuto, amato. Non basta essere. Per esserci, occorrono altri mediatori che fanno da padri e da madri, da compagni e da compagne. Occorre però lo sguardo del Battista che non carpisce, non possiede, non invidia, ma cede il passo. Occorre lo sguardo di Gesù che sa interpretare, scovare, far sentire accolto. Occorre lo sguardo di Andrea che coinvolge il fratello Simone, al punto che questi dal Maestro si vede trasformato il nome in Pietro.

«Ecco l’Agnello di Dio». All’udire questa rivelazione, i discepoli di Giovanni si misero alla sequela di Gesù. La vocazione nasce da un testimone che insegna non solo a “cercare”, ma anche a “rimanere”. E Gesù fa comprendere che non si tratta tanto di uno “spazio esteriore”, ma di ciò che definisce lo “spazio interiore” di ciascuno. «Dove dimori?» Non è chiedere l’indirizzo. Ma chiedere piuttosto: «Dov’è il tuo dove? Dove trovi saldezza e stabilità?». È questa dimensione interiore ciò di cui ha più bisogno la nostra generazione. E tu sei, cara sr. Angela, come un mandorlo (shaqed), che annunzia la primavera, nel cuore dell’inverno.