Domenica delle Palme

10-04-2022

In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia”. Gesù è costretto a fare la spola tra il re giudeo e il governatore romano fino ad allora nemici per la pelle. Ma trattare questo spinoso caso di ordine pubblico riavvicina i due potenti al punto che diventano amici. Risultato? Gesù viene sacrificato alla ragion di Stato e finisce per essere condotto a morte sotto la pressione del Sinedrio che urla inferocito: “Crocifiggilo”. Sembra di riavvolgere il nastro della storia umana che è una galleria degli orrori, dove la gente comune è sistematicamente sacrificata, come tragicamente accade in queste ore in Ucraina. E non ci sono ragioni, se non inconfessati interessi, mascherati da grandi ideali e da stringenti congiunture. La verità della guerra, invece, è quella che sappiamo tutti, anche se a volte ci auto-censuriamo: “La guerra è il massacro di persone che non si conoscono, per conto di persone che si conoscono, ma non si massacrano” (P. Valery).

Gesù è oggetto della violenza più gratuita, ma reagisce gridando: “Basta!”, quando i suoi amici con tono baldanzoso percependo la piega scivolosa che stava prendendo la sua vicenda gli dicono di mettere mano alle spade, cioè alla violenza. Non è un generico pacifista Gesù. E’ piuttosto un “pacificatore”. Sa che la sua persona divide (come tra quelli del Sinedrio, come nel profondo della coscienza di Pilato ed Erode che si interrogano sulla sua innocenza, come i due ladroni appesi con lui, dei quali uno lo implora e l’altro lo bestemmia), ma non incita alla violenza. Rifugge il potere e lega la sua memoria a un pezzo di pane spezzato e a un po’ di vino condivisi. Questo è il suo “testamento” che da duemila anni divide la storia degli uomini, che si dividono tra quelli che continuano a cercarLo e quelli che Lo ignorano.

Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: Ha salvato altri! Salvi sé stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto”. Il potere, sia quello civile che quello religioso, è una maschera della cecità e della violenza, ammantata da disprezzo ed ironia. Il popolo “sta a vedere” non nel senso che sarebbe indifferente, ma nel senso che è spiazzato da uno che non mette in salvo sé stesso. E per questo salva tutti.

Questa è la Settimana di Passione, di morte e resurrezione, che ci attende da rivivere. Contemplare, cioè lasciarsi sorprendere da Chi non si mette in salvo da sé. Non è con la forza che si salva Gesù. E’ altra la via della pace.