Vocazioni: quel sì che porta alla verità su se stessi

È stata celebrata nella chiesa reatina dedicata a Santa Caterina, in via Garibaldi, la veglia organizzata in occasione della Giornata Mondiale della Preghiera per le Vocazioni. Un intenso momento di raccoglimento condotto sul tema dell’invisibilità di Dio. Un filo rosso che a suo modo coglie una delle difficoltà che oggi deve affrontare la dimensione vocazionale. L’esperienza quotidiana, infatti, testimonia che non è facile dare un nome, una consistenza, una definizione, alle esperienze interiori.

Vedere Dio

Forse è per questo, paradossalmente, che al centro della meditazione c’è stato il brano dell’Esodo che vede Mosè avvicinarsi al roveto ardente: un momento in cui Dio sceglie di manifestarsi in forme solide, visibili, sonore. Una lettura che pone l’uomo di fronte al mistero di Dio e, insieme, di fronte al fuoco che arde nel cuore di ciascuno e che apre a una domanda di verità su sé stessi. Saper rispondere a questo interrogativo è corrispondere alla propria vocazione, sapersi integrare nel progetto che Dio ha per noi.

Lo ha spiegato ai presenti padre Carmine Ranieri, vicario del vescovo per la Vita consacrata, al quale mons Pompili ha affidato l’omelia. «Al di là del velo che ci nasconde le sue fattezze – ha spiegato il Cappuccino – sappiamo che Egli è presente». Lo riconosciamo ad esempio nella Parola, che al di là delle apparenze parla anche agli uomini di oggi. Poi è vero: l’esistenza può anche trascorrere indifferente a Dio. «Ma senza di Lui non è la stessa cosa: manca un punto di ancoraggio, una radice, un riferimento fondamentale perché la vita possa essere davvero se stessa, una vita che proviene da qualcuno che l’ha donata e condivisa».

In adorazione

È con con questa consapevolezza nel cuore, che i fedeli riuniti nella chiesa curata dalle suore Oblate del Bambin Gesù si sono preparati a vivere l’adorazione eucaristica, a inginocchiarsi di fronte al Pane di vita che cambia il volto del mondo.

La vita è vocazione

Tra le persone che si sono ritrovate per suscitare vocazioni con la preghiera, non c’erano solo religiosi e religiose, ma anche giovani in ricerca e famiglie. «Un modo per riconoscere che la vita è vocazione in se stessa, al di là della specifica chiamata di ciascuno», ha detto padre Carmine. La vita è vocazione in quanto «chiamata all’esistenza, a spendere se stessi perché la gioia possa promanare da questo mondo in modo incommensurabile».

Riconoscere la vocazione che il Signore ha donato a ciascuno, è dunque il modo per chiedere che rifiorisca un’autentica cultura vocazionale. Quella che spinge alla consacrazione o al sacerdozio, ma anche quella che conduce alla famiglia o a operare per il bene comune. Perché a ben vedere, l’insieme delle vocazioni riuscite, è l’insieme di tutte quelle realtà che permettono alla vita di fiorire e di evidenziarsi nella sua straordinaria bellezza.