Sciogliere la durezza del cuore

«Exaltata sum in medio populi mei». È partita dalle parole che si leggono nella parte alta della cappella dedicata alla Madonna del Popolo la riflessione del vescovo al termine del rosario recitato in streming ieri sera. Don Domenico le ha collegate al capitolo 24 del libro del Siracide, «dove la sapienza fa l’elogio di sé stessa», notando che «Maria, non a caso, nelle litanie lauretane è invocata come “sede della sapienza”. Che vuol dire? Significa che ha partorito il Figlio prima che nel suo corpo, nel suo cuore. Invocare la sede della sapienza è avvicinarsi  al cuore di Maria».

«Come è noto – ha aggiunto mons Pompili – sul piano biologico, il cuore è un organo che sta al centro del nostro corpo e pulsa per inviare il sangue fino alle periferie del nostro essere. Il cuore è – cosa sorprendente – l’unico organo del corpo che non è invaso dalla proliferazione di un cancro. Sul piano simbolico, a differenza del linguaggio corrente dove cuore sta per emozioni, vita affettiva, sentimenti, nel linguaggio biblico il cuore ha un significato più esteso: ha a che fare con tutta la persona nell’unità della sua coscienza, della sua intelligenza, della sua libertà, nonché la sede della memoria. Il cuore, insomma, è il sito spirituale della presenza di Dio, dove Dio parla, educa, giudica, si fa presente e abita in colui che “gli apre il cuore”».

«Maria è dunque colei che ha aperto il suo cuore e questo è ciò che l’ha reso così permeabile all’azione di Dio da generare il Figlio. In che modo? Il Nuovo Testamento ci fornisce alcuni riferimenti mariani inequivocabili. In primo luogo quello di Maria, che “conservava tutte queste parole collegandole nel suo cuore” (Lc 2,19), che “custodiva tutte queste parole nel suo cuore” (Lc 2,51): quale serva obbediente essa ha ascoltato la Parola di Dio (cf. Lc 1,38) fino a concepirla, a darle carne nel suo utero. Nel mese di maggio che si apre davanti a noi, avvicinandoci al cuore di Maria proveremo ad esercitarci nell’arte dell’ascolto, per evitare di meritare il rimprovero che Gesù dopo la resurrezione muove agli Undici per “la loro incredulità e durezza di cuore”».