Tramandare il bello: un museo multimediale per Accumoli e Amatrice

È con l’idea di Tramandare il bello che la Chiesa di Rieti ha messo mano a un nuovo cantiere ad Amatrice. Non è ancora la “vera” ricostruzione, per la quale occorrerà attendere ancora qualche tempo. E tuttavia il progetto né è l’immagine, la proposta, lo stimolo.

Sulla base di un edificio prefabbricato come quello che ospita il Centro di Comunità “Sant’Agostino”, tirato su mentre la terra ancora tremava forte, o il complesso per le attività della Caritas, realizzato nell’area dell’istituto Don Minozzi, è infatti in allestimento un museo multimediale.

Uno spazio provvisorio, ma necessario, perché per ripartire dopo il terremoto ci sono almeno tre punti su cui fare leva. Sono quelli indicati in tante occasioni dal vescovo Domenico: anzitutto le persone, «le cui ferite invisibili restano lancinanti e hanno bisogno di vicinanza per poter convivere con esse», poi il lavoro, perché «senza questa possibilità tornare sarebbe solo un istinto del cuore, senza sufficiente ragionevolezza», ma senza dimenticare – e siamo al dunque – il patrimonio artistico e culturale «che di ogni territorio è l’anima profonda».

Il progetto della Chiesa di Rieti, portato avanti dagli Ufficio Beni Culturali in sinergia con l’Ufficio Tecnico, servirà allora a ricordare che non ci si può soffermare solo sulle questioni materiali ed economiche. Per riprendere a vivere, per ricostruire, per andare avanti, occorre tornare ad attingere alla dimensione spirituale dell’esistenza.

Tornare a rivolgersi alle opere salvate nelle chiese che punteggiano il territorio tra Accumoli e Amatrice, di fronte ai grandi problemi irrisolti della ricostruzione può sembrare un lusso. In realtà è una necessità impellente, «una questione vitale che attiene all’identità di una comunità e ne irrobustisce l’unità». E se non è ancora possibile restituire fisicamente le opere alla popolazione, ci si rivolge alla tecnologia, alle possibilità offerte dal multimedia.

Fatta la scelta di alcuni pezzi particolarmente pregiati o significativi, si è provveduto ad effettuare una scansione tridimensionale. Ricostruite le forme al computer, è stato possibile programmare una applicazione per il telefonino che permette, inquadrando un apposito marcatore, di vedere l’opera a tutto tondo, garantendo un’esperienza coinvolgente del manufatto artistico.

Il museo diocesano, di cui quello provvisorio è soltanto un’anticipazione, aspira a preservare il genius loci. Il tentativo è quello di aiutarsi con la tecnologia per ritrovare lo ‘spirito’ dei luoghi distrutti ed «evitare che si compia una ricostruzione senz’anima».

L’esposizione si avvantaggia del protocollo d’Intesa tra la Diocesi di Rieti e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che concordano sull’obiettivo di ricomporre le trame di un discorso bruscamente interrotto dalle scosse telluriche.

Per le ricostruzioni digitali tridimensionali sono state scelte opere fortemente identitarie, come la celebre tavola dipinta della Madonna di Cossito, che aprirà lo spazio espositivo.

Non mancheranno alcune opere plastiche realizzate con le materie prime della zona, come il legno e la terracotta, ben rappresentate da un paio di “Madonne” provenienti dalle chiese parrocchiali di Grisciano (Accumoli) e di Scai (Amatrice).

Nella selezione dell’esposizione figurano inoltre raffinati arredi liturgici, come la croce astile di Pinaco (Amatrice), il tabernacolo architettonico di Cornillo Nuovo (Amatrice) e il prezioso calice barocco ornato di corallo rosso, proveniente dalla chiesa di San Francesco di Amatrice.

«Ogni opera – spiega Giuseppe Cassio, Funzionario storico dell’arte – SABAP per le province di Frosinone, Latina e Rieti – è accompagnata da un grande tema, che richiama i valori e i messaggi reconditi di ciascuna di esse, proprio per non dissociare quel rapporto viscerale, che qui come altrove, lega i documenti artistici alla vita quotidiana, alle tradizioni, alla liturgia e alla spiritualità di una determinata comunità».