Sobrietà, solidarietà, generatività

Il coraggio dell’accoglienza, in mezzo a circostanze obiettivamente difficili. È una delle lezioni che il vescovo Domenico ha indicato a quanti si sono ritrovati nella chiesa di Sant’Agostino per la Messa celebrata al termine del Giugno Antoniano Reatino, in corrispondenza del momento in cui avrebbe dovuto iniziare la Processione dei Ceri. La mancata uscita del santo è un segno tra i tanti del fatto che «siamo nel bel mezzo di una crisi».

Facendo eco al brano del Libro dei Re della prima lettura, mons. Pompili ha rilevato che «Ci siamo ritrovati all’improvviso poveri e invecchiati da una serie di limitazioni comprensibili, ma che ci hanno penalizzato». Proprio in questo, tuttavia, si innesta il senso della festa di sant’Antonio, che a dispetto delle condizioni avverse «ha fatto emergere “cose” che andranno sviluppate nei prossimi anni».

Sbilanciarsi verso gli altri e rischiare senza attendere al varco

Ad esempio la benedizione dei bambini: non si è potuta svolgere nella forma consueta in piazza San Francesco, e allora è stata la reliquia di sant’Antonio che ha fatto il giro delle parrocchie per incontrare i piccoli con le famiglie. «I frati e la Pia Unione – ha notato il vescovo – si sono inventati un’altra cosa: più agile e più estroflessa. Accogliere significa fare il primo passo e non attendere al varco. Anche il Vangelo tornerà ad essere interessante se chi lo annuncia non se ne sta imbronciato, a braccia conserte, ma si sbilancia e rischia con qualche proposta verso gli altri».

Pane di Sant’Antonio: un Fondo per aiutare i giovani e le piccole imprese

Non solo: a dispetto delle forme della festa mutate dall’imprevista pandemia, «non è mancata la cosa più importante e, cioè, la solidarietà». Un segno della quale va rintracciato nel sant’Antonio «vestito senza l’oro e solo col saio», oltre che nel gesto concreto di versare quanto raccolto nelle offerte dell’intero periodo nelle casse del Fondo Santa Barbara. E all’iniziativa già intrapresa dalla diocesi per aiutare le famiglie maggiormente colpite dalle conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria, il vescovo ha annunciato di voler aggiungere un secondo Fondo, «non senza l’aiuto di altri soggetti, come Fondazione Varrone e Caritas italiana», con l’obiettivo di aiutare le piccole imprese, ponendo speciale attenzione a quelle dei giovani. Si chiamerà: “Il pane di Sant’Antonio”, richiamando proprio il gesto solidale del Giugno reatino. «La ricchezza più importante – ha sottolineato don Domenico – non è quella che si conserva nel privato, ma quella che si fa circolare nel sociale. Non è forse questo il senso delle parole di Gesù: “Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”?».

Passaggio delle generazioni che apre la vita al futuro

Privando la città della Processione dei Ceri, la pandemia di coronavirus ha impedito il ripetersi di una delle immagini più belle della festa: quella che vede insieme gli anziani e i bambini: nonni e nipoti che insieme camminano nel lungo corteo tra le vie della città, o assistono affascinati al passo lento della macchina del santo, alla fatica dei portatori, alla luce tremolante dei fuochi sui ceri.

È sullo sfondo di questa assenza che rivolgendosi a quanti si sono ritrovati nella basilica di piazza Mazzini, mons Pompili non ha mancato di notare che proprio gli anziani e i bambini sono stati i più colpiti dalla pandemia. I primi sono stati infatti risultati i più esposti dal morbo, i secondi hanno sofferto la chiusura delle scuole, l’impossibilità di vivere all’aperto, una situazione di inedito e pesante isolamento.

Gli stessi nonni e i nipotini, «Alfa e Omega della vita», che nella basilica di Sant’Agostino hanno trovato restituita la possibilità di farsi «silenziosi e ammirati “devoti”». Ed in questo il vescovo ha rintracciato non solo il segno delle «generazioni che si avvicendano e dicono la vita», ma anche il senso dell’impegno nei Centri estivi delle scuole cattoliche, avviati con coraggio dalle scuole cattoliche, e nelle Case di riposo: «due segni di vitalità per tutta la comunità».

Sobrietà, solidarietà e generatività

«Sant’Antonio – ha concluso don Domenico – è raffigurato con il giglio, il pane e il bambino. Il giglio è la sobrietà di chi vive senza strafare con autenticità; il pane è la solidarietà di chi condivide e non si lamenta soltanto; il bambino è la generatività, per dire che la vita va oltre noi stessi, se accettiamo la promessa del Maestro: “Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità, io vi dico, non perderà la sua ricompensa”. E così la vita si apre al futuro, oltre il presente».