Si ferma la musica, ma non la fratellanza

«Il 14 maggio 1911 in questa piazza la banda musicale di Lisciano iniziò la propria avventura»: è quanto si legge in una targa celebrativa apposta nella piazzetta del centro storico di Lisciano, proprio di fianco alla chiesa.

E in quella stessa chiesa, in una splendida seppur fredda domenica di sole, la comunità e i bandisti si sono riuniti insieme al vescovo Domenico e al parroco don Zdenek, per celebrare insieme la sollennità del Cristo Re concomitante con la festa di Santa Cecilia, patrona di musicisti e cantori.

Prima della celebrazione, si è fatta memoria dei caduti locali delle due grandi guerre: «Non un semplice prologo – ha sottilineato monsignor Pompili – bensì un vero e autentico ricordo dei fratelli che prima di noi hanno speso la propria vita per la comunità».

Quegli stessi “fratelli” citati nell’inno tricolore, quelli evocati da papa Francesco nella sua ultima enciclica Fratelli tutti. «Oggi – ha detto il vescovo – riscontriamo una certa forma di neotribalismo, definiamo e identifichiamo le persone solo se fanno parte della nostra “tribù”, eppure sono molte di più le cose che uniscono di quelle che ci dividono: basta vedere quanto accaduto con questa pandemia. La libertà è sacrosanta, ma spesso libertà ed eguaglianza tendono a dividersi: e se non c’è la fratellanza di mezzo, non sono afffatto sufficienti».

«Di fronte a un bisognoso possiamo scegliere di girarci dall’altra parte, oppure di agire»: e il pensiero di don Domenico viene rivolto alla memoria di Stefano Colasanti, vigile del fuoco nativo proprio di questi luoghi che il 5 dicembre 2018 perse la vita a causa dell’esplosione di un’autocisterna. «Stefano non era in servizio, poteva tranquillamente tirare dritto. E invece no, volle fermarsi a prestare soccorso, a costo della sua stessa vita».

Non possiamo riscoprirci fratelli senza tendere la mano all’altro, senza comprendere di essere «tutti sulla stessa barca», come ha detto più volte papa Francesco. Ciascuno di noi non è singolo, ma è parte integrante di un insieme di altre persone: e il paragone con la banda, nel giorno della sua patrona, è quantomeno calzante.

«La banda non è un singolo strumento, ma un’armonia di tanti strumenti che suonano insieme. E la banda è anche un fenomenale mezzo di aggregazione: unisce e accoglie tutti, donne e uomini, senza distinzione di età e censo, senza alcuna barriera. In una società che oggi più che mai è tesa ad isolarli ed abbandonarli, la banda apre le porte ai nostri anziani, di modo che respirino voglia di vivere dai giovani, mentre questi ultimi possono assorbire da loro saggezza ed esperienza».

«Proseguite questa vostra tradizione, perchè porti avanti le fila della comunità», è l’appello del vescovo a tutti i componenti-

La banda però stavolta non può suonare, a causa delle restrizioni sanitarie. Molti componenti restano a casa per via dei contagi, ed è proprio in segno di rispetto alla loro malattia che i musicisti non si mettono in posa per la foto di gruppo: «Perchè il gruppo è tale sono se comprende tutti».

Gli strumenti rimangono nelle custodie in attesa di momenti migliori, e resta solo la divisa come segno esterno di appartenenza. Ma non importa. I segnali di unione e condivisione si vedono dai gesti, dalle preghiere, dalla targa in memoria di due bandisti periti anni fa in un tragico incidente d’auto. «Il 22 novembre 1970 la banda di Lisciano si era riunita, come ancora oggi è solita fare, per celebrare santa Cecilia», narra un lettore. «Cadeva di domenica in quell’anno la memoria festiva della santa, proprio come oggi. I musici si erano dati appuntamento dopo la messa solenne per festeggiare tutti insieme intorno ad una tavola bandita, per rafforzare i propri vincoli di amiciza. Era una giornata piovosa, e proprio a causa della pioggia Angelo Maurizi di soli 25 anni e Enzo Rossi di 29 perirono in un incidente proprio sulla strada che li riconduceva a casa. Sono trascorsi cinquant’anni da quella tragica sera e l’Associazione Bandistica di Lisciano li ricorda con una targa, perché la morte non è un addio ma è un arrivederci nel regno del Padre della Vita».

O Santa Cecilia, che hai cantato con la tua vita e il tuo martirio, le lodi del Signore e sei venerata nella Chiesa, quale patrona della musica e del canto, aiutaci a testimoniare, con la nostra voce e con la voce dei nostri strumenti, quella gioia del cuore che viene dal fare sempre la volontà di Dio e dal vivere con coerenza il nostro ideale cristiano, si prega tutti insieme.

E la viva speranza negli occhi di tutti è che il prossimo anno si torni tutti insieme, uniti, a suonare, celebrare la Santa Messa in onore di santa Cecilia con spensieratezza e allegria, insieme ai compagni che oggi stanno vivendo momenti di ansia e dolore. Sotto l’elgida della banda, «traduzione della fratellanza nella forma dell’arte».