Scienza e coscienza

«Qual è – al di la dei sintomi – la radice umana della crisi ecologica, e di questa devastazione ambientale?»

Una domanda con cui il vescovo Domenico ha dato avvio alla sua riflessione dopo il rosario di ieri sera. «A questa domanda intende rispondere il terzo dei sei capitoli dell’enciclica Laudato si’, che si introduce con un elogio della tecnoscienza. Si può – scrive il Papa – negare la bellezza di un aereo o di alcuni grattacieli? Vi sono proezione opere pittoriche e musicali ottenute grazie ai nuovi strumenti tecnici. Aggiunge poi che nel caso della bomba atomica, l’uomo moderno non è stato educato all’uso retto della potenza, perchè l’immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell’essere umano per quanto concerne responsabilità, valori e coscienza».

«E così, è accaduto che l’essere umano e le cose abbiano cessato di darsi scambievolmente la mano, diventando invece contendenti, e la ricerca del profitto si è concentrata prima sull’uso dissennato delle risorse naturali, e poi sulla stessa specie umana, ritenuta una variabile di secondo piano, perciò sacrificabile alla logica vincente del tornaconto».

«Nessuno, ovviamente, vuole tornare indietro all’età della pietra, ma bisogna renderci conto che scienza e tecnica non sono affatto neutre, e fanno sempre gli interessi di qualcuno, come accaduto per la vicenda della pandemia. A proposito di ricerche e vaccini, sono infatti già in lotta industrie farmaceutiche e interessi nazionali».

«Aveva ragione il filosofo Romano Guardini – ha proseguito monsignor Pompili – quando scriveva che l’essere umano non sente più la natura né come norma valida né come vivente rifugio, ma la vede obiettivamente e senza ipotesi come spazio e materia in cui realizzare un’opera nella quale gettarsi tutto, e non importa cosa ne risulterà»

«Ecco perchè è così importante che noi sappiamo invece ritrovare quanto sia importante ritrovare la connessione che esiste tra uomo e ambiente naturale, o tra uomo e altri uomini, e tra l’uomo e Dio. Come diceva Ezio Bosso, musicista venuto a mancare proprio oggi, che al termine di ogni esibizione, ormai in uno stadio di malattia avanzata, pronunciava la frase: La musica, come la vita, si può fare solo in un modo, insieme».