Scegliere è sciogliere: considerazioni a margine del Meeting dei Giovani

È raro che nelle faccende umane non si intrufoli, per dritto o per traverso, l’amore. L’amore è prologo ed epilogo; spinta a salpare; dolcezza dell’approdo. È vento che inarca le vele; dolce compagno di viaggio; assillo di notti spiate da stelle curiose. È ossigeno che fa fremere il sangue. È sogno melanconico o struggente ricordo; serbatoio di inedite risorse; impeto di moti decisi. È profumo che inebria la mente, il cuore, ogni fibra del corpo e della mente. È fremito di sensi e di membra.

Ah l’amore! È convulso batticuore in cui si incunea, tra sistole e diastole, un’ansia sottile; è rimbalzo confuso e smodato di neuroni agitati; sgomitare di ormoni che vanno di corsa spesso senza sapere per dove e per quanto. È vagito di emozioni che vengono alla luce.

Insomma con l’amore ci devi sempre fare i conti, o lui li fa a te: ti affascina, ti seduce, ti possiede, ti guida, ti comanda, ti dirige. Sussurra, grida, impone. Si lascia trascurare, ma poi si prende la rivincita. Ci ha fatti l’amore. Siamo fatti d’amore. Siamo fatti per amare.

“I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”: questo il tema del sinodo dei vescovi che si terrà nel prossimo mese di ottobre. D’altro non si parlerà se non d’amore, dell’arte di amare, dell’amore che muove ogni figlio dell’uomo verso la pienezza del suo compimento. Dell’amore che intercetta e provoca e sprona ogni generazione.

La nostra Chiesa reatina, nell’Incontro pastorale dello scorso settembre si è già messa “Al passo coi giovani” per lasciar ritmare il proprio cammino dall’amore che li incalza. Tra pochi giorni si riaffaccia l’appuntamento del Meeting dei Giovani nella cornice di Leonessa, dal 5 al 7 gennaio: “È l’Ora. Dalla ricerca alla scelta”, è lo slogan che farà da filo conduttore all’evento. I nostri giovani vivranno giorni intensi a confronto con testimoni di prim’ordine, in dialogo tra di loro, ma soprattutto in ascolto di sé stessi, con l’orecchio teso al cuore che chiede con prepotenza di essere ascoltato perché ha una parola decisiva da dire a ciascuno.

Il cuore pretende diritto di parola, proprio lui scrigno di ogni sentimento, primo fra tutti l’amore. L’Ora della scelta, è l’ora in cui si libera l’amore, l’ora in cui l’amore rende liberi. E una volta liberato l’amore, scocca inesorabile l’Ora che segna per tutta la vita.

Ogni scelta è questione d’amore. Scegliere è un “ex eligere” che mette a nudo una pre-dilezione, una preferenza. Fra tutte le suadenti voci che cercano di sedurre il cuore, è necessario preferirne una, ad una abbandonarsi, una ed una sola eleggere a signora e madonna della propria esistenza; ad una sola consegnare il cuore. Chi non sceglie, o non si appassiona a niente e niente gli conquista l’anima, oppure si trastulla tra mille realtà desiderate, ma nessuna veramente amata.

Scegliere è dichiarare ciò che si ama di più, ciò a cui si vuol dedicare la vita. È prendere sotto braccio ciò che si crede sia il senso che svela a se stessi il significato della propria esistenza. È trovare il segreto di giorni felici; è conferire calore e colore ad ogni istante, ad ogni respiro, ad ogni passo, ad ogni goccia di sudore, ad ogni lacrima. Scegliere è il “Sì” che cambia la vita, è adesione che libera, è legame che scioglie.

Scegliere è sciogliere. Chi sceglie, scioglie la vita dai legami che la rendono prigioniera. Scegliere è spezzare catene, sciogliere nodi, donarsi libertà.

Grande cosa essere liberi di scegliere, cosa ancora più grande scegliere per essere pienamente liberi.

Scegliere è sciogliere il cordone ombelicale: primordiale esperienza d’amore e di vita. Ne conosciamo ogni fremito, ogni sottile ebbrezze di protezione, ogni silenziosa parola rassicurante. Parole che, se non sanno tacersi quando è l’ora, si mutano in lamenti di morte. Quanti figli mai veramente nati, mai definitivamente messi al mondo: cadaveri dal seno e nel seno materno, figli mai generati per appagare i bisogni di chi li ha concepiti.

Scegliere è sciogliere i nodi che rendono la vita aggrovigliata. È necessario districarne la matassa che a volte altri hanno contribuito ad ingarbugliare, ma molto più spesso è opera delle nostre stesse mani. Ad ogni nodo da sciogliere c’è un movimento da scegliere: un gesto deciso, una abilità dell’anima che spinge verso qualcosa o qualcuno.

Scegliere è sciogliere i nodi che tengono prigioniero lo stupore. Ogni scelta può aprire scenari sorprendenti, inattesi, improvvisi, imprevisti. Chi non sceglie non permette alla vita di sorprenderlo, non si espone allo stupore, si nega la meraviglia, orizzonte indispensabile dell’amore e della realizzazione. L’abitudine, il ripetitivo, il sempre uguale, rende la vita in apparenza più sicura, ma certo più monotona, un continuo ossessivo replay, che finisce per avviluppare in un bozzolo asfissiante.

Scegliere è regalarsi la possibilità di poter ascoltare una parola non ancora detta; offrire alla novità la possibilità di rimodulare, rinnovare e far fiorire la propria esistenza.

Scegliere è voler poter dire una parola originale, una parola inedita da aggiungere al vocabolario della vita. È capire che l’esistenza non è obbligata a seguire sempre e comunque un copione prestabilito o a vestire un abito che qualcun altro le ha cucito addosso, e neppure interpretare una parte che altri hanno pensato per lei. Vivere è anche l’ardine di lasciare sentieri certi per esplorare vie nuove. Per questo l’arte di scegliere richiede fiuto, intuizione, spregiudicatezza mista a fiducia, passione per l’alternativa, curiosità per l’altra faccia della luna.

Scegliere è sciogliere i nodi delle tante paure che attanagliano l’esistenza, che paralizzano, che ci rintuzzano nella massa dei rinunciatari. Chi non ha coraggio lascia perdere, si tira indietro, si lascia mettere al guinzaglio. Il rischio lo immobilizza: non ha cuore, non sa metterci cuore. Coraggio è saper agire col cuore, andare là «dove ti porta il cuore», senza permettere ad alcuno, per nessun motivo e in nessun modo, di impedire di intraprendere il viaggio.

Scegliere è sciogliere le vele, per salpare e prendere il largo. Navigare sotto costa è da pavidi. Andare in mare aperto, non è ebbrezza sventata di chi è alla ricerca di una botta di adrenalina, ma necessità insita nel cuore di chiunque si dirige, con pudore e timore, ma pur con determinazione, verso un oltre gravido di sorprese.

Sciogliere le vele è spiegarle al vento dello Spirito perché le gonfi, le inarchi, e conduca là dove Lui vuole condurre, con quella libertà che solo lo Spirito conosce.

Ci sono uomini che non sono mai salpati e che mai giungeranno in un approdo; passano la vita sul molo a guardare altri salpare, altri approdare, e loro sempre lì spettatori inerti, e forse un po’ annoiati, del vivere degli altri.

«Non abbiate paura di ascoltare lo Spirito che vi suggerisce scelte audaci, non indugiate quando la coscienza vi chiede di rischiare».

Padre Mariano Pappalardo