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«Non è un superman Gesù, e non facciamo fatica a identificarci con lui. È piuttosto, questo sì, un uomo che sovrasta tutti gli omuncoli che gli si aggirano intorno – Caifa, le guardie, Pilato, lo stesso Pietro – e capovolge la situazione. E il momento culminante in cui si coglie questo capovolgimento è proprio sulla croce, quando la sua ultima parola è “tutto è compiuto”, non tutto è finito».
«In questo modo – ha spiegato il vescovo rivolgendosi ai fedeli convenuti in cattedrale per la celebrazione del Venerdì Santo – Gesù riscatta l’assurdità della sua morte cruenta lasciandoci intendere che si sta compiendo, anzi si è compiuto, un disegno che supera la nostra comprensione umana, ma che di riflesso ci assicura una cosa: cioè che grazie alla croce di Gesù nessun uomo è solo, nessuna sofferenza è inutile, nessun sospiro è dimenticato, nessuna lacrima è versata in vano, perché Dio porta tutto a compimento, con l’amore con il quale Gesù ama i suoi sino alla fine».