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Il vescovo: «amare non è mai un’impresa definitivamente compiuta»

«Il sesso è salito al cervello di tutti e complice la tecnologia rischiamo di essere dentro un vortice che mortifica l’espressione corporea dell’amore». Al termine della Via Crucis, la sera del Venerdì Santo, il vescovo Domenico si è soffermato sul tema dell’amore, anche fisico. «Nessuno – ha chiarito – rimpiange un mondo fatto di divieti e di tabù; non possiamo però negare che se una volta il sesso era una mela proibita, oggi resta una patata bollente. Con un’aggravante, che fa tornare indietro di molti secoli, all’epoca pagana, e cioè il fatto che sempre più spesso il sesso è solo un mezzo per far denaro».
«Nessun gesto del nostro corpo è privo di significato. Certo, non può mancare il piacere, ma se questo è l’unico obiettivo, paradossalmente si finisce per non ottenerlo. Imparare ad amare non è mai un’impresa definitivamente compiuta. In questo ambito siamo tutti analfabeti di ritorno e che nessuno può dirsi mai completamente maturo, giacché non si nasce casti, lo si diventa a costo anche di tanti insuccessi e fallimenti. Chiediamo allora al Signore Gesù che ci doni i suoi occhi puliti e trasparenti: solo così non ci accoderemo a quel conflitto strisciante tra i sessi che sta portando gli uni lontano dagli altri, seminando sofferenze e discordie, spesso perfino dentro il nucleo familiare, mentre Dio ci ha fatti maschio e femmina, a sua immagine e somiglianza».