Religiose e religiose, ricchezza di un mondo secolare che ha sete dei segni della fede

È stato uno sguardo disincantato e insieme fiducioso quello posato dal vescovo Domenico sulla vita religiosa in occasione della Giornata Mondiale della Vita Consacrata. In una Cattedrale gremita di suore e frati, monache e monaci, mons Pompili ha presieduto l’Eucaristia preceduta dal suggestivo rito della benedizione delle candele. Un modo per dire che il religioso è chiamato a portare Cristo nel mondo, come “luce per illuminare le genti”, cioè per trasmettere la fede. E se, come accade oggi, essa va in crisi, anche la vita religiosa vive una crisi profonda di identità.

Nonostante, lo si è visto nel caso del cantante Achille Lauro a Festival di Sanremo, a dispetto del diffuso analfabetismo religioso, il lessico della fede è ancora centrale nell’immaginario. E se non si cede alla provocazione o all’irritazione, c’è da prendere atto che a società trova ancora qualcosa di essenziale nella vita religiosa, nella vita cristiana, nel seguire Cristo. Proprio ciò che insegnano a fare, con la propria vita, i consacrati e le consacrate. Una testimonianza che li rende indispensabili, e rende preziosa la specificità della loro testimonianza, il loro vivere il consiglio evangelico della verginità e del celibato in una forma di vita comunitaria. «La possibilità di vivere insieme come sorelle e come fratelli affascina tanti», ha sottolineato don Domenico, anche «senza svolazzi poetici, perché tutti sappiamo quanto vivere insieme sia difficile. Ma quanto, d’altra parte è necessario?»

Almeno quanto la capacità di capire il momento in cui le generazione debbono avvicendarsi, perché lo scorrere delle generazioni è ciò che garantisce l’apertura al futuro. Un fare spazio che richiede ai più anziani umiltà, libertà e amore fraterno. Diversamente la catena generazionale si blocca e la vita ristagna. Quando a questo, il vescovo ha fatto cenno a diverse dinamiche anche della vita sociale e politica, precisando che non si tratta di rottamare le generazioni più avanti in età, ma di avere sempre presente che il futuro è ciò che si apre davanti a noi, quando le generazioni si avvicendano, quando ricordiamo «che la generazione più giovane è la freccia, la più vecchia è l’arco».

L’approfondimento sulla Giornata Mondiale della Vita Consacrata è sul numero 4 di Frontiera, in edicola dal 4 febbraio 2022.

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