Ordinazione Episcopale e Ingresso di Mons. Domenico Pompili: omelia del Card. Bagnasco

Cari Confratelli nell’Episcopato, nel Sacerdozio e nel Diaconato
Autorità
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore

La Chiesa di Rieti vive con gioia l’ordinazione episcopale del suo nuovo Pastore, Mons. Domenico Pompili, che è stato per non pochi anni intelligente e generoso collaboratore della CEI in qualità di Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali e di Sottosegretario. Il Santo Padre Francesco lo dona come Vescovo a questa veneranda Chiesa, e tra poco – dopo aver invocato su di lui i Santi del cielo – lo Spirito Santo porrà su di lui un nuovo sigillo che lo rivestirà della pienezza del Sacerdozio di Cristo, il grande Sacerdote delle anime, il Pastore dei Pastori.

1. Una paternità dall’Alto

In quel momento, caro Don Domenico, riceverai una paternità nuova che ispirerà il tuo modo di pensare e di amare, di guardare il tuo popolo, il tuo Clero, la vita. E di questo modo nuovo, il primo ad essere sorpreso sarai proprio tu. Si tratta di una dilatazione del cuore che ti permetterà di rapportarti alla tua Comunità in modo puntuale e insieme ampio, in modo preciso e nello stesso tempo profondo. Si tratta di quella sapienza, lucida e insieme benevola, propria del padre di famiglia che guarda nella verità i suoi figli, e li sostiene con amore; che riconosce lieto anche il più piccolo frammento di bene e lo valorizza nell’armonia della Comunità ecclesiale. Sarai rivestito di un manto di pazienza che – avendo ben fermi la vocazione e il destino alti di uomini e situazioni – sa che i tempi di Dio non sono i nostri, e che la Chiesa è innanzitutto di Cristo: noi siamo servi inutili, seppur necessari per volontà del Signore che – follia dell’amore! – ha voluto coinvolgersi e rischiare con noi, poveri uomini. Quante volte ti sentirai soverchiato dalla paternità di Dio, della quale sei il primo beneficato ma anche misteriosamente ministro: una paternità che avvertirai non nascere dalla tua umanità ma dall’alto, come dono dello Spirito. Sempre, soprattutto nei momenti più difficili, appellati a questo dono, invoca la Sorgente della grazia, fai appello a ciò che Cristo sta per fare in te e di te, per sempre: Egli, infatti, dà il compito ma anche la forza. Non è forse questa la nostra sicurezza e la nostra pace? Dove poter andare diversamente, nei momenti dell’ombra e della croce, se non rifugiarci nella sua promessa e nella sua presenza?

2. Non conquistatore ma conquistato

Per questo, caro Don Domenico, quando nel segreto della sera rivedrai le tue giornate, non esaminarti tanto su quello che hai fatto, ma su ciò che sei stato, sapendo che questo è legato al tuo rapporto con Gesù, la Vergine Maria, i Santi: un rapporto non solamente creduto, ma anche sentito perché continuamente richiamato nel tuo cuore, desiderato in ogni gesto, invocato davanti al tabernacolo. Il nostro ministero dipende non tanto dalle nostre qualità – che restano comunque un buon strumento –, e neppure in primo luogo dall’offrire la nostra vita agli altri: dipende innanzitutto dall’offrire il nostro cuore a Dio. Non si tratta, infatti, di essere dei conquistatori di anime, ma prima di tutto di essere noi conquistati da Cristo: vivere assorbiti in Lui non significa fuggire dal mondo, ma starci nel modo più bello e utile. Bisogna guardare il cielo per vedere la terra; bisogna fissare il mistero della croce per scoprire gli uomini. Di questo modo di stare nel tempo, la gente ha fiuto e intuito, ha la capacità e il gusto di accorgersi: allora, anche i sordi cominceranno a udire e i muti a parlare, perché sentiranno la presenza invisibile di Colui che ti ha scelto per essere, con il tuo Presbiterio, segno e sorriso, parola e amore; per essere perdono perché perdonato, portatore di salvezza perché salvato, messaggero di misericordia perché tu per primo raggiunto dalla misericordia di Gesù che ne è volto. Quel volto di cui l’umanità ha sconfinato bisogno e che, spesso a tentoni, va cercando senza saperlo o perfino contrastandolo.

3. Davanti, in mezzo, dietro al Popolo

Dove porterai il tuo Popolo? Esso già guarda a te con simpatia e fiducia, pur senza dimenticare con animo grato il tuo amato predecessore, S.E. Mons. Delio Lucarelli che saluto con stima e affetto per il suo significativo servizio episcopale. Dove porterai il tuo popolo? Sui pascoli della vita: il popolo guarderà dove tu poni il tuo piede, certo che lo porrai sulle orme del Maestro, orme visibili e certe perché le scorgerai nel grande alveo della successione apostolica nel quale da oggi sei misteriosamente posto per sempre. Ma, tu sai, i pascoli sono quelli alti, dove l’aria è più pura e i fiori più abbondanti. Sono in alto! Se la tua gente ti vedrà salire “davanti” a loro, a volte forse con fatica, ti seguirà. Ciò non significa – come esorta il Santo Padre Francesco – che non starai “in mezzo” al tuo gregge per ascoltare ed esortare, per sentire l’anima dei semplici, dalla fede concreta e radicata; né significa che non starai anche “dietro” al gregge per invitare chi si distrae, incoraggiare chi è stanco, curare chi è ferito. Tutto ti aiuterà a segnare meglio il passo, ad essere – con i tuoi sacerdoti e grazie a loro – vicino a tutti. Sì a tutti, ma con uno sguardo particolare verso i deboli e i poveri. Non è questione di preferenze, ma di giustizia, anzi d’amore, perché l’amore si commisura anche in rapporto agli altri, e i piccoli ne hanno più bisogno perché invisibili ai potenti.

4. Non temere

Non temere, ti sussurra il Maestro. Non temere ripetiamo noi tutti che ti vogliamo bene: la nostra preghiera non ti mancherà, le tue radici ti accompagnano, il ricordo del Santuario della Santissima Trinità ti sarà di consolazione. Dal Cielo ti guardano i tuoi cari, che tanto legano la tua solida famiglia. Lo sguardo che tutti riassume è quello della Santa Vergine: sii bambino di fronte a Lei, sii figlio affidato in ogni momento. Il suo cuore di madre tutto ascolta e comprende, consola e rialza, accompagna e sostiene, incoraggia e feconda. Non temere!

Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana