Nuovi incarichi per gli uffici di curia. Il vescovo: «Per ogni sacerdote sia pieno coinvolgimento»

Mons. Pompili dà sostanza al percorso indicato durante l’Incontro pastorale e annuncia i primi movimenti. L’orizzonte rimane quello aperto dal terremoto: lo choc subìto «può essere anche un tempo propizio», perché si possa «a partire da esso, non nonostante esso, cercare di capire come vivere le cose».

Il prossimo ritrovo del clero avverrà il 20 ottobre nell’Amatriciano, più esattamente presso la casa di Santa Giusta, divenuta nell’emergenza terremoto punto di riferimento per le realtà ecclesiali e di volontariato: un modo per sentirsi vicini, anche fisicamente, al dramma vissuto da quelle popolazioni. Ci si è lasciati così, venerdì mattina, al termine del secondo dei due incontri straordinari ai quali il vescovo Domenico Pompili ha convocato, in questo settembre, preti, religiosi e diaconi, chiamati a raccolta per fare il punto sul cammino della Chiesa locale.

Un cammino che non deve ridursi alla consapevolezza di essere una «diocesi terremotata», come se certi impegni non siano ugualmente da affrontare. Appare tuttavia innegabile che i fatti di agosto abbiano rappresentato un’occasione per attirare l’attenzione sulle realtà più piccole e periferiche del territorio diocesano: quei paesini che – ha detto il vescovo al clero radunato al centro pastorale di Santa Rufina – «meritano ogni cura, affinché non si sfaldino nella malinconia del tramonto che una certa visione socio-economica ritiene non solo inevitabile ma anche auspicabile. I piccoli centri sono una realtà preziosa, luoghi di fede e di umanità. Anche chi ha fatto scelte di fede diverse da quella cristiana ne resta beneficamente toccato». Inoltre lo choc subìto «può essere anche un tempo propizio», perché si possa «a partire da esso, non nonostante esso, cercare di capire come vivere le cose».

Quel «come» Pompili lo ha voluto delineare, per il clero, rifacendosi al celebre discorso del dicembre 2014 in cui papa Francesco, parlando alla curia romana in occasione degli auguri natalizi, aveva stilato un elenco di 15 «malattie» che incombono su quello come su tanti altri consessi del vivere ecclesiale. Di quei morbi mons. Pompili ne ha evidenziati tre in particolare.

Innanzitutto, «il sentirsi immortali, immuni e indispensabili… Proprio il terremoto deve invece darci la consapevolezza della nostra caducità », così da superare anche quella resistenza al cambiamento, quel radicarsi in posti e ruoli che impedisce freschezza, riequilibri e rinnovamento. Secondo, il «martalismo», ovvero quell’agitarsi di Marta con cui Gesù vuole porre l’accento – ha detto il vescovo – «non tanto sul fare troppo, ma sul fare in modo disordinato, in modo da perdere quell’attenzione a ciò che è il principio», con il rischio di essere «talmente presi dalle cose da fare da non trovare il gusto per quello che facciamo». E poi le malattie del funzionalismo eccessivo e del cattivo coordinamento, che ci fanno andare «in ordine sparso».

Pompili ha dunque invitato chiaramente il clero a un impegno equilibrato, nell’ottica del quale la corresponsabilità deve riguardare tutti, senza disparità: «Dobbiamo persuaderci che tutti coloro che sono sacerdoti o diaconi devono avere la possibilità di non non stare in panchina, ma tutti in partita!». Le linee di tale impegno si espliciteranno ora – ha annunciato il vescovo – essenzialmente su tre punti: in primo luogo, la ristrutturazione delle zone pastorali, «un recupero di aree omogenee, che andranno ben definite nei dettagli, ma che sono già coerenti dal punto di vista socio- culturale», perché «si fa la Chiesa dove sta la gente»; poi il ripristino degli organismi di partecipazione, con l’elezione del consiglio presbiterale messa temporaneamente in pausa fino al prossimo incontro, in modo da consentire a don Paolo Blasetti di rivederne lo statuto sulla base della rappresentanza zonale, e con il consiglio pastorale diocesano per il quale si dovrà pensare a una sorta di assemblea elettiva deputata a individuarne i componenti; infine, gli avvicendamenti negli incarichi parrocchiali e diocesani. A Santa Rufina Pompili ha annunciato quelli già decisi sia per le parrocchie, sia per i principali settori pastorali, che vedranno le tre grandi aree della catechesi, della liturgia e della carità affidate rispettivamente a padre Mariano Pappalardo, a padre Ezio Casella e a don Fabrizio Borrello. Don Luca Scolari assumerà invece la direzione, oltre che della pastorale giovanile presa in carico già l’anno scorso, anche della pastorale per la famiglia.