Notte di Natale, il vescovo: «Ricordiamoci che la vita è adesso»

La Nascita di Gesù come occasione per riflettere sul nostro rapporto con il tempo, e dunque sulla nostra vita. È stato questo l’invito fatto dal vescovo Domenico nella notte di Natale, celebrando la Messa nella chiesa del santuario francescano di Greccio.

I luoghi del primo presepe, infatti, riportano alla volontà di san Francesco di vedere con gli occhi del corpo i disagi che ebbe a patire Gesù, nascendo in una mangiatoria, nella più disagevole delle condizioni. E l’episodio della nascita del Salvatore, ha ricordato il vescovo, viene puntellato nel vangelo di Luca da precisi fatti storici. Un modo per dire che «Non esiste un tempo perduto o che verrà, ma solo l’oggi che porta la saggezza a tutti gli uomini».

Mons Pompili ha infatti notato che «ci immaginiamo come eravamo o come saremo, quasi mai come siamo. Inseguiamo il passato o inseguiamo il futuro, quasi mai siamo nel presente». Ma a Natale «Dio si fa oggi, Gesù è l’oggi di Dio. E se l’eterno si fa oggi, allora oggi è anche il tempo dell’eternità. Ogni attimo è destinato a diventare eterno».

Non c’è dunque più niente che sia banale, ma ogni situazione diventa un’occasione. «Non esiste un tempo perduto o che verrà, ma solo l’oggi che porta la saggezza a tutti gli uomini. A Natale si riscopre che l’unico tempo a nostra disposizione è il presente, senza fughe in avanti e senza nostalgie all’indietro».

E questa «concentrazione sull’attimo presente» è un dono del Natale che, se accolto, ci fa cambiare il nostro sguardo sulla realtà. Offre occhi nuovi per guardare all’esistenza. «Se riusciamo a stare nel presente – ha insistito don Domenico – il tempo non è più qualcosa da ammazzare, né qualcosa da cui ci dobbiamo difendere».

Il tempo diviene qualcosa di nuovo. Imparando a «vivere intensamente il presente, a fare in modo che neanche una goccia del tempo vada sprecato», accade qualcosa di decisivo: «senza accorgercene finiremo per privilegiare il concreto rispetto l’astratto, l’agire rispetto al parlare, il vivere al lasciarsi vivere».

«Natale è nascere – ha concluso il vescovo – e in fondo la nostra esistenza è un continuo rinascere, un continuo ricominciare». Ed è questo l’augurio per tutti: «che sappiamo ripartire, ricominciare ogni giorno. Perché questo è il tempo fecondo che ci è donato».