Non ciò che luccica, ma le cose decisive

«Guarire e annunciare non sono due fatti scollegati». È riferendosi a questo aspetto del pensiero di Gesù, colto mentre il Maestro invia i suoi discepoli per il mondo, che il vescovo Domenico si è rivolto a quanti si sono riuniti nella mattinata del 13 giugno per partecipare alla Messa nella basilica di Sant’Agostino, celebrata in occasione della ricorrenza liturgica di sant’Antonio. E nel contesto di un Giugno Antoniano segnato dalle conseguenze della pandemia di Covid-19, il passaggio non è casuale: «ci fa comprendere che soltanto la cura radicale del male ci rende avvertiti che il regno di Dio è in mezzo a noi».

Ma don Domenico ha voluto allargare lo sguardo anche su «altre situazioni che attestano una condizione di male da cui essere liberati»: la droga, la dipendenza da videogioco, l’abbandono scolastico, le forme di depressione, il cyberbullismo, i neet, il femminicidio, la violenza sui minori e «da ultimo, ma non per ultimo, il suicidio».

«La cura richiesta – ha avvertito mons Pompili – deve rimuovere prima gli ostacoli del cuore, come abbiamo sperimentato in questo tempo di pandemia, durante il quale prima degli effetti economici, a disorientarci è stata questa serie di forme interiori di smacco, di fallimento, di disorientamento».

Bisogna rimuovere il male perché attecchisca il bene: lo aveva ben capito sant’Antonio, «che prima ancora di essere un grande predicatore è stato uno straordinario taumaturgo». Nel rifarsi al francescano, dunque, non si può che desiderare di continuare la sua opera di cura e di guarigione della società come strada più efficace per annunciare il Vangelo.

Un metodo lo si può rintracciare nel modo essenziale in cui quest’anno il santo è presentato ai fedeli: vestito del solo saio. «Questa riduzione all’essenziale – ha sottolineato il vescovo – dobbiamo coglierla nella sua verità più profonda perché ci dice che in questo tempo abbiamo riscoperto le cose più importanti: non ciò che luccica e che spesso è superfluo, ma le cose decisive che dobbiamo insieme curare». Elencarle è facile: «la salute del corpo, della psiche e dello Spirito; la famiglia; il lavoro; la fede. Niente di meno, niente di più».

Ciò che ha reso sant’Antonio tanto popolare, ha concluso don Domenico, non è stata dapprima la forza della sua parola, ma delle sue opere. Lo diceva lui stesso: «la predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere».