Mons. Pompili: «I prossimi anni saranno decisivi per la rinascita dell’Appennino»

«La pandemia non ha sospeso, ma accelerato l’iter burocratico, grazie all’opera di semplificazione voluta dal commissario Legnini. I prossimi anni saranno decisivi per la rinascita dell’intero Appennino, beneficiando del nuovo clima imposto dal Covid, che si concentra sulla qualità e non solo sulla quantità. Giacché questa terra è sempre stata penalizzata dalla quantità degli abitanti, delle risorse economiche, delle opportunità sociali».

È quanto scrive mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti, nel libro-documento “Andare Oltre. L’azione della Chiesa nei luoghi del terremoto” che la diocesi reatina ha realizzato per raccontare il proprio impegno nell’area del sisma a partire dalle scosse del 24 agosto di 5 anni fa.

«Ma la qualità di questa terra – aggiunge il vescovo in uno dei due contributi intitolato ‘La strada da percorrere’ – ancorché mutata, è incontestabile e oggi ancora più evidente nella sua bellezza e nella sua biodiversità; nella sua aria e nel suo sole; nella sua natura e nella sua cultura. Al punto che non si sbaglia ritenendo l’Appenino un luogo ideale per viverci, a condizione di integrarsi con il resto del mondo”. Di qui “superare la storica forma di (auto)isolamento è possibile a condizione di intercettare – senza divisioni e contrapposizioni – forme fisiche e digitali per accorciare le distanze. E così vivere sull’altopiano dell’Amatriciano come nelle aree interne dell’Umbria, delle Marche e dell’Abruzzo, sarà un’opportunità e non più soltanto un limite».

«La ferita del terremoto resta indiscutibilmente”, sottolinea mons. Pompili, “e tuttavia, proprio la ferita subita, anche quando prova a cicatrizzarsi, spinge a re-immaginare in forme nuove una terra antica, senza tradire la sua vocazione di luogo liminale, di transito, oltre che di transumanza». Certo, riconosce il vescovo, «ci vorranno generazioni nuove che sappiano buttarsi alle spalle pregiudizi e paure ed affrontare l’inedito con creatività e con coraggio. Di sicuro, la terra capovolta e la pandemia globale sono stati uno choc abbastanza destabilizzante per imparare ad ‘andare oltre’. Troveranno così conferma le parole evangeliche (Gv 12,24) che in questi anni hanno sorretto la fiducia e la coerenza di tanti: ‘se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto’».

Mons. Pompili ricorda anche “Casa Futuro”, il cui progetto esecutivo prelude all’inizio del cantiere entro questa estate, segnando «finalmente» il passaggio «dall’emergenza alla ri-nascita». «Si tratta – dice – dell’opera privata più significativa dell’intero cratere del sisma, concepita, peraltro, con una innegabile vocazione sociale. Come, del resto, padre Giovanni Minozzi nel primo dopoguerra aveva ideato la sua straordinaria opera educativa».