Meeting dei Giovani: la “rivoluzione” economica? Parte da Gesù

Il primo confronto su quello che può essere una diversa economia, per i partecipanti al Meeting dei Giovani di Leonessa, avviene con due persone, quali Luca Raffaele e Giuseppe Florio, che a quello che fanno ci credono davvero.

Perché le “regole” di un’economia che sappia puntare all’uomo e non ai “soldi per i soldi” le hanno non solo studiate, e bene (il primo formandosi da economista, il secondo da profondo conoscitore della Scrittura e della concezione che il messaggio biblico ha di queste cose), ma le sperimentano in attività concrete quale la rete di una nuova “economia per tutti” (la NeXt di cui Raffaele è ora alla guida) e l’associazione di solidarietà internazionale Progetto Continenti fondata da Florio che tante occasioni di lavoro “liberante”, specialmente per le donne, ha prodotto in tanti Paesi in via di sviluppo.

Difficile, spiega il giovane direttore di NeXt, dare una definizione univoca di economia sostenibile: è tale quella che sa tenere insieme tutti gli attori economici (quindi non solo chi dirige e ci lucra, ma tutti i soggetti e territori coinvolti) e tutti gli aspetti di sostenibilità che esistono oggi. E nella Bibbia? Inutile cercarvi una ricetta di economia sostenibile. Piuttosto i principi di riferimento che sono il riflesso del modo in cui Gesù ha considerato il discorso, spiega Florio.

«Di fronte a una Galilea impoverita con gente arrabbiata e affamata, avrebbe potuto dire di fare una rivoluzione, ammazziamo i ricchi, mandiamo i romani a casa, oppure avrebbe potuto dire che i ricchi sono benedetti da Dio e i poveri tali sono, come la tradizione diceva… Invece non risulta che avesse amici ricchi e di potere, andava nei villaggi tra la povera gente, ha detto loro “non preoccupatevi di quello che mangerete, berrete, indosserete…” e invitato a cercare “innanzitutto il regno di Dio e la sua giustizia”. Alla gente con cui viveva e lavorava di non lasciarsi prendere da vendetta, frenesia dei soldi, rivendicazione, perché così il mondo si avvelenerà sempre più. Ma cercare prima il regno di Dio».

Tutto sta allora, secondo il biblista, nel ricordare che per noi cristiani il tema economico «è filtrato dal regno di Dio. Se economia la mettiamo sotto la stella del regno di Dio vuol dire che cercheremo di metter su un’economia che possa risanare o umanizzare il mondo»

E di modi, dice ai partecipanti Raffaele, ne esistono tanti. Non c’è un unico modello: «l’economia sostenibile non ha un marchio di fabbrica. Non è per forza impresa sociale, o cooperativa o benefit corporation… non è niente ed è tutto, tutte le forme possono essere economia sostenibile», purché si punti ad alcune finalità. Perché il concetto base è che «il denaro può essere sangue: per non esserlo non deve essere mai fine. Guai a una concezione del denaro solo per portare profitto all’azionista e si perde di vista tutto il resto. Occorre essere in grado di concepire il denaro mezzo e non fine: se non capiamo questa logica le disuguaglianze continueranno ad aumentare». Importante anche «non limitarsi a una logica di contrasto. Comportamenti virtuosi, scelte sagge, il premiare quei prodotti e quelle finanze etiche non significa solo fare qualcosa di etico, ma anche qualcosa di conveniente: questo è costruire un futuro, altrimenti sarà un futuro solo per lungimiranti», mentre si tratta di diffondere certe logiche e far capire che conviene a tutti, per un’umanità migliore, portarle avanti.

In fondo è la logica di Gesù, che nella sinagoga di Nazaret, leggendo il rotolo di Isaia, ribadisce l’annuncio dell’era messianica come liberazione per i poveri, e in particolare quell’anno di grazia del Signore che, sottolinea Florio, è il biblico giubileo, che consisteva, almeno nelle intuizioni dei profeti, nell’azzerare i debiti e restituire ogni cinquant’anni la terra a chi l’aveva perduta. Noi veniamo da una tradizione che non dice solo di amare e rispettare i poveri, questo lo dicono anche altre tradizioni: la nostra caratteristica è interrogarci perché ci sono i poveri. Dunque Gesù lancia il messaggio del giubileo, quello vagheggiato in Israele dai profeti che sognavano un’economia diversa: la povertà non può diventare cronica». Di qui l’obiettivo che l’opera fondata da Florio, come tante altre, persegue: superare la povertà sforzandoci di creare occasioni di lavoro: «ci dobbiamo inventare noi il lavoro e vedere se possiamo darne anche a chi non è riuscito a inventarsi niente. Il vangelo ti dice: vedi che puoi fare nella logica del regno di Dio, perché la povertà disumanizza il mondo».

E non è vero che non possiamo fare niente, incalza il biblista. Cominciando dal prendere coscienza della realtà: «Sentire dire “prima gli italiani” per me è insopportabile: i miei genitori, i miei nonni si sarebbero vergognati. Andate a vedere nei paesi africani quanti sono quelli che hanno una guerra all’interno e perché: poi capirete quanto sia stupido dire che questi vengono qui che è una pacchia. Andate a vedere nei paesi africani che cosa fanno le nostre grandi imprese: vi assicuro che vengono prima di tutto gli italiani che gli italiani nelle imprese che abbiamo in Africa!».
Nei nostri territori, ribatte Raffaele, ci si può dare da fare per sconfiggere quelle economie sommerse che creano danni e ingiustizie: «l’unico modo per contrastare le economie sommerse è unire tutti i soggetti che si hanno intorno sul territorio. La diocesi è una presenza importantissima, un luogo in cui aggregare le organizzazioni, i sindacati, gli altri imprenditori e coinvolgere questa rete su certi modelli». Si tratta, per il direttore di NeXt, di «coinvolgere buone pratiche, sperimentarsi insieme. Puntando su nuovi lavori, però con un’attenzione, dice rispondendo a chi gli chiede se ruoli recenti legati alle nuove tecnologie (e relative nuove mode) possano risultare vincenti: «le tecnologie cambiano velocemente, non punterei su questo settore, tra dieci anni ci saranno ancora? Puntare su settori come riciclo, socio-sanitario, agricoltura sociale che miri magari anche a inserire persone con disabilità fisica o mentale, innovazione (tecnologia applicata su quello che resterà negli anni)».

Guardando, per i princìpi ispiratori, a Gesù. Il quale, precisa Florio, «non ha fatto l’assistente sociale, però messo delle premesse per far sì che di fronte all’anti-regno (ciò che oggi possiamo identificare come un capitalismo selvaggio, un’economia che vuole il profitto per il profitto, il sistema bancario che abbiamo, il funzionamento dell’economia internazionale…) noi troviamo la forza di essere presenti, vedendo, con il bene, con la creatività, in che modo si può contrastare». Creando alternative che probabilmente non elimineranno il sistema, «ma se un giorno questo sistema crolla queste forme alternative ci salveranno».

La situazione è quella che è ma, insiste il biblista, «di fronte a questa situazione noi credenti rispondiamo nella maniera più creativa possibile, non pensando ciascuno al proprio stipendio e basta. A noi non ci basta l’elemosina, la compassione per i poveri: quello che noi vogliamo è un mondo sempre più risanato».