«Le ceneri ci riconducono alla madre terra». Il vescovo apre la Quaresima in Cattedrale

Ha riflettuto sui temi della terra, del deserto e del digiuno il vescovo Domenico celebrando il rito delle ceneri in cattedrale. Come di consueto, il duomo ha accolto i fedeli di tutte le parrocchie del centro storico – e non solo – per dare vita a una celebrazione unitaria in apertura della Quaresima: una scelta confermata anche per tutte le domeniche che segnano il cammino verso la Pasqua.

Un cammino che il vescovo Domenico mette in parallelo alla prima lettura: «Il Signore si mostra geloso per la sua terra e si muove a compassione del suo popolo», chi cioè, «come noi è all’origine del suo stesso disastro». Lo sfondo è quello dei temi dell’enciclica Laudato si’, richiamati anche da papa Francesco nel suo messaggio per la Quaresima. Non è un caso, perché «dobbiamo riconoscere che la terra su cui poggiamo i nostri piedi è diventata in questi ultimi decenni la “questio”».

Tutto è connesso

L’intuizione dell’ecologia integrale ci ricorda che le crisi ambientali denunciano una crisi spirituale prima ancora che economica. L’aveva già compreso papa Benedetto XVI, che inaugurando il so pontificato metteva in relazione «il deserto della povertà, il deserto della fame e della sete», con «il deserto dell’abbandono, della solitudine, dell’amore distrutto». Se «i deserti esteriori si moltiplicano nel mondo», è perché cresce «il problema di un’altra desertificazione, che ha a che fare con il cuore».
Una disciplina che produce sorpresa
L’antidoto a questo stato di cose lo offre la pagina evangelica, nella quale Gesù mostra di vivere il digiuno in prima persona. «Oggi abbiamo ridotto il digiuno a qualcosa di poco più che simbolico», ha avvertito il vescovo. «Il digiuno è sempre finalizzato a qualcosa d’altro: la salute o la bellezza». Ma nel digiuno si capiscono due cose: «che è disciplina e che produce una sorpresa». La prima «ci educa a passare dal bisogno al desiderio, dal consumo alla gratitudine, dalla necessità individuale alla comunità».
Il digiuno come disciplina è «un esercizio che coinvolge tutto l’uomo: mente, cuore, corporeità». La sorpresa è che «quando lo pratichiamo tocchiamo con mano quali sono i nostri appetiti più profondi, portiamo allo scoperto quali sono i nostri desideri e ci rendiamo conto di quali siano i nostri istinti, spesso irrazionali, che mettiamo in campo quando dobbiamo gestire le relazioni con gli altri. Solo quando si digiuna ci rendiamo conto di quanto il livello animale sia ancora prevalente nella nostra vita».

Ritornare alla terra

Un ritorno alla verità dell’uomo che è il messaggio stesso del rito delle ceneri, che avvia la Quaresima. Esso «non ha nulla di macabro», ha precisato il vescovo. Piuttosto «vuole ricondurci alla terra, che è nostra madre. Essa è il simbolo della nostra umanità». Come annota il poeta Gibran, «La terra vi concede generosamente i suoi frutti, e non saranno scarsi se solo saprete riempirvi le mani. E scambiandovi i doni della terra scoprirete l’abbondanza e sarete saziati». Un allusione all’altra grande chiave per vivere la Quaresima: la carità. Anch’essa diviene cura della terra, perché al pari della cattiveria o delitto non si riduce al “privato”, ma influisce sulla società. È per questo, allora, che ogni atto di conversione e di bene feconda e trasfigura il mondo.