La parola ai giovani: al cuore della Chiesa, verso l’incontro pastorale

Potrebbero essere Osservare, Ascoltare e Cambiare i tre verbi dell’Incontro pastorale diocesano dell’8, 9 e 10 settembre: un passaggio necessario per avviare con unità di intenti e animi raccordati l’anno pastorale. Al centro del discorso, quest’anno, ci sarà «il mondo dei giovani», indagando su «fede, discernimento e vocazione» per modellare «l’azione pastorale». Un guardare alle nuove generazioni suggerito dall’approssimarsi del Sinodo dei giovani del 2018, ma che nel concreto delle esperienze pastorali della diocesi non cade nel vuoto, potendo contare su un impegno ben presente e motivato

Sulla soglia del mese di agosto è naturale pensare a una pausa estiva. Ma anche tra il poco fresco degli assolati mattini di questa estate e fra le pieghe dei pomeriggi pigri e delle uscite serali la Chiesa di Rieti non ferma la sua attività pastorale.

Lo si vede bene nelle parrocchie. In città come nel resto della diocesi gli impegni sono molteplici. In tanti ritornano nei paesi di origine, legati come sono, oltre che alla casa e agli affetti, alla festa patronale e alle tradizioni. Per i nostri sacerdoti e per le religiose e i religiosi che animano il territorio, le chiese e i santuari, sono altrettante occasioni di evangelizzazione. Una missione pratica, discreta, ma diffusa, costruita con gioia e impegno, fatta innanzitutto di incontri con le persone, i cui frutti sono quei piccoli passi verso il Vangelo che vengono compiuti attraverso i momenti di festa, le processioni, i pellegrinaggi.

Occasioni in cui riescono preziose anche altre forze della nostra Chiesa: i comitati dei festeggiamenti e le confraternite. Laici che durante tutto l’anno, anche nei luoghi più spopolati, partecipano alla cura delle tante chiese, in attesa dei ritorni della bella stagione. E durante i mesi freddi, con l’aiuto dei sacerdoti, pianificano, si tengono in contatto con chi riparte, trovano le risorse per fare la festa più bella dell’anno precedente. Un lavoro prezioso, svolto anche coltivando nei giovani la stessa passione: per trasmettere la tradizione, perché non vada persa la memoria e sia possibile rinnovare l’identità.

I giovani, del resto, sono al centro del pensiero della Chiesa. Lo si vede anche dagli oratori, dai grest, dai centri estivi. Ogni parrocchia prova la sua strada, ma le esperienze hanno tutte un dominatore comune: la cura delle nuove generazioni, la possibilità di un’esperienza educativa, il tentativo di piantare il seme della fede attraverso i giochi e lo sport, le gite, la socialità, i semplici momenti di preghiera. Un’autentica “Chiesa in uscita”, che sta all’aperto con i ragazzi, nelle piazze o sopra i prati, per condividere un po’ di vita, di amicizia e di Vangelo.

Un movimento che non si è fatto certo arrestare dal terremoto. Neppure le chiese precipitate bastano a far rinunciare ai riti patronali, alle processioni, alle messe, Né la terra che continua a tremare spaventa i volontari che svolgono il loro servizio nelle aree più duramente colpite dal sisma, mettendosi a disposizione degli sforzi della diocesi e della Caritas.
Una presenza che ancora una volta non manca di farsi servizio per i più giovani, con proposte specifiche per questa estate, ma anche nella più ampia prospettiva di “Casa Futuro”: un progetto che esplicita con forza la scelta della Chiesa di Rieti per la ricostruzione, l’idea che l’intero processo di rinascita debba partire dalle esigenze, dalle idee, dalle aspirazioni di chi è nato negli anni più vicini al sisma.

Perché anche il terremoto è tra gli inciampi che le ragazze e i ragazzi della nostra diocesi si trovano ad affrontare. Un ulteriore barriera in un’epoca che offre spesso loro più ostacoli e ingiustizie che incoraggiamenti. Ma proprio per questo occorre ascoltare e incoraggiare i giovani a trovare la loro strada con fiducia: una realtà migliore, infatti, non si può costruire senza la loro voglia di cambiamento e la loro generosità.

Su questo tema si muove anche l’Incontro pastorale di settembre. La Chiesa vuole mettersi in cammino al passo dei giovani, guardare alla loro sensibilità, alla loro fede, ma anche ascoltare i loro dubbi e le loro critiche. Vuole essere al loro fianco per aiutarli a trovare in se stessi le scelte audaci alle quali sono chiamati, senza indugiare quando la coscienza chiede di rischiare.
Come già lo scorso anno, per l’appuntamento che dà inizio all’anno pastorale sono stati chiamati alcuni ospiti. Ci sarà l’attore televisivo e teatrale Michele La Ginestra. Con un monologo di apertura e con la sua presenza durante il primo pomeriggio, aiuterà i convenuti a entrare in tema con leggerezza, a evitare un approccio lamentoso attraverso le chiavi del sorriso e dell’ironia.
Toccherà poi a don Michele Falabretti, responsabile nazionale per la Pastorale Giovanile, in dialogo con la giornalista di Tv2000 Monica Mondo, entrare nel vivo della materia, aiutando i presenti a leggere i risultati dei questionari sottoposti ai ragazzi e a mettere a fuoco dati concreti, discorsi e aspettative. Tutto materiale che, come l’anno scorso, verrà affidato all’elaborazione di gruppi di lavoro da organizzare tra i convenuti, nei primi due pomeriggi, perché si possa tutti discutere e fare proposte.

Per il secondo giorno si è pensato di dare direttamente la parola ai giovani, perché la loro voce possa risuonare diretta, senza filtri e interpretazioni. In tanti saliranno sul grande palco del Centro pastorale di Contigliano, coordinati da Monica Mondo, per raccontare la propria storia e il modo in cui sono riusciti a dare concretezza ai propri desideri, alle proprie aspirazioni, alla propria vocazione.

Il terzo giorno, come già accaduto lo scorso anno, sarà il vescovo Domenico a tirare le conclusioni e a dare indicazioni concrete da seguire nella dimensione pastorale. Linee guida da applicare alla vita delle parrocchie e alle iniziative degli uffici di curia, per modellare il complesso della vita ecclesiale. Una dimensione che oggi sembra abbastanza matura da poter reggere senza affanno il passo leggero dei giovani, e riportare a galla nella vita di ogni fedele quella loro naturale inclinazione a stare in ascolto delle cose del cielo.