La Chiesa, come Maria, porta speranza del mondo

Il Signore Gesù ha iniziato la sua vita nel mondo nel grembo di sua Madre Maria e noi oggi iniziamo il nuovo anno 2021 onorando la Madre di Dio. Celebriamo oggi anche la giornata di preghiera per la pace. È Maria, Regina della Pace, che porta a noi tra le braccia Gesù Bambino, il Re della Pace.

Con il mistero dell’incarnazione ci è offerto il contenuto e anche il metodo della pace: l’amore. L’incarnazione poi ci indica anche la via della pace che consiste nel dialogo, nel perdono, nella solidarietà. Se vogliamo la pace dobbiamo mettere la nostra vita nelle mani di colui che è il principe della pace, come lo aveva preannunciato il profeta Isaia.

Dopo aver tenuto lo sguardo fisso sul Bambino Gesù in questi giorni di Natale, oggi lo spostiamo sulla Madre. Fra loro due c’è un legame: non solo per il fatto che lei lo ha generato e lui è stato generato ma per la collaborazione di Maria all’opera della salvezza del Figlio suo. Riprendiamo alcuni passaggi dell’Enciclica Spe salvi di Benedetto XVI: «Il Vangelo non è soltanto comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita. La porta oscura del tempo, del futuro, è stata spalancata» (n. 2).

Maria con il suo sì aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo; lei che diventò la vivente arca dell’alleanza, in cui Dio si fece carne, divenne uno di noi, piantò la sua tenda in mezzo a noi. Attraverso il sì di Maria la speranza dei millenni doveva diventare realtà, entrare in questo mondo e nella sua storia. Quando, piena di santa gioia, attraversò in fretta i monti della Giudea per raggiungere la casa di Elisabetta, Maria divenne l’immagine della futura Chiesa che, nel suo seno, porta la speranza del mondo attraverso i monti della storia. Ma accanto alla gioia che, nel suo Magnificat, con le parole e col canto ha diffuso nei secoli, conosceva pure le affermazioni oscure dei profeti sulla sofferenza del servo di Dio in questo mondo. Sulla nascita nella stalla di Betlemme brillò lo splendore degli angeli che portò la buona novella ai pastori, ma al tempo stesso la povertà di Dio fu fin troppo sperimentabile.

Nella sua provvidenza il Padre ha voluto che sulle nostre labbra riposasse il nome dolce di Maria, la Madre. La invochiamo nei momenti del pericolo e all’inizio di questo nuovo anno.

Ci rivolgiamo a colei che è infinitamente bella, perché è anche infinitamente buona.

A colei che intercede. La sola che possa parlare con l’autorità di una madre. Ci rivolgiamo a colei che è infinitamente pura, perché è anche infinitamente dolce.

A colei che è infinitamente nobile, perché è anche infinitamente cortese. Infinitamente accogliente. Accogliente come il sacerdote che fuori dalla chiesa precede il neonato fino alla soglia, nel giorno del battesimo, per introdurlo nella casa di Dio.

A colei che è infinitamente ricca, perché è anche infinitamente povera.

A colei che è infinitamente alta, perché sa anche infinitamente discendere.

A colei che è infinitamente grande, perché è anche infinitamente piccola. Infinitamente umile. Una giovane madre.

A colei che è infinitamente giovane, perché è anche infinitamente madre.

A colei che è infinitamente eretta, perché è anche infinitamente china.

A colei che è infinitamente gioiosa, perché è anche infinitamente addolorata.

A colei che è infinitamente commovente, perché è anche infinitamente commossa.

A colei che è tutta Grandezza e Fede perché è anche tutta Carità.

A colei che è tutta Fede e Carità perché è anche tutta Speranza.

 

Padre Ezio Casella, direttore Ufficio Liturgico Diocesano